‘Ndrangheta, “boss Morabito Drag Queen”: Klaus Davi querelato

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Il massmediologo Klaus Davi posta un video con l’appello: “siamo a quota 10, chiesti risarcimenti record dai clan, aiutatemi”

davi-klausI poster, non più di una cinquantina, erano stati affissi, sparsi per le zone calde di Milano. Le storiche ‘location’ della ‘Ndrangheta e di Cosa Nostra come Piazza Prealpi (dove fu uccisa Lea Garofalo), la zona di Trezzano e Buccinasco. Territori dominati dai Papalia, dagli stessi Morabito e da diverse altre famiglie di ‘Ndrangheta. Ma quell’immagine che raffigurava in abiti femminili uno dei più potenti e pericolosi narcotrafficanti al mondo, Rocco Morabito, latitante da 25 anni e catturato, grazie all’impegno della Polizia di Stato e dei Carabinieri a Montevideo il 4 settembre scorso (ma che dopo 3 mesi non è ancora stato estradato in Italia, ndr.), deve avere dato profondamente fastidio. E come racconta lo stesso Davi: “Ieri sono stato convocato in Questura a Milano dove mi hanno notificato una denuncia per diffamazione. Non so chi abbia sporto querela perché vige il segreto istruttorio e non sono riuscito a risalire al soggetto, ma mi è stato detto che la denuncia è in relazione a dei poster che avevo affisso a Milano”. Non una parola di più dagli inquirenti e, per ora, ci sono solo ipotesi. I poster erano stati ideati dallo stesso Davi, insieme con il creativo Pasquale Diaferia e Alberto Micelotta: “Dubito che siano stati il Comune di Milano e la società di affissione a farci causa. Più probabile qualcuno che si è irritato per il contenuto dei manifesti”. La denuncia arrivata ieri è la decima che interessa il massmediologo e molte sono state sporte dalle più importanti famiglie del mondo criminale organizzato. “Ho ricevuto querele dai De Stefano, dai Mancuso, dai Labate, dai Tegano. In sede civile una di queste famiglie mi ha chiesto 100 mila euro di risarcimento”. Ma il giornalista non demorde. “Nell’attesa di capire chi ritenga che essere ritratto in abiti femminili sia una cosa offensiva, faccio un appello a tutti coloro che ci seguono nella nostra narrazione autoprodotta ormai da due anni: sostenete il crowdfunding per la realizzazione del nostro format (ideato con Alberto Micelotta) così da supportarci anche, indirettamente, con le spese legali che saranno necessarie a smontare le accuse di questi personaggi”.

Non solo. Il massmediologo annuncia altri poster shock: “E proprio qui a Milano, dove c’è molta più omertà che in Calabria e in Sicilia, come dimostra anche questa querela, colpiremo ancora”.

I prossimi poster riguarderanno il potente clan ‘milanese’ dei Papalia.

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