Messina, i lavoratori stagionali scendono in piazza: “Con la riforma Naspi tagliati fuori da ogni garanzia”

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Sotto la Prefettura di Messina oggi numerosa la rappresentanza di chi non potrà ottenere il nuovo sussidio di disoccupazione, la cosiddetta Naspi, a rischio anche i lavoratori a tempo indeterminato

sciopero messinaLavoro, occupazione tra le richieste dei lavoratori scesi in piazza oggi a Messina ma anche preoccupazione soprattutto per le ultime riforme che hanno azzerato gli ammortizzatori sociali e non garantiscono più la continuità del reddito agli stagionali.
Sotto la Prefettura di Messina era numerosa la rappresentanza di chi non potrà ottenere il nuovo sussidio di disoccupazione, la cosiddetta Naspi. Arrivano da Taormina, da tutto il comprensorio ionico, dalle Isole Eolie e anche dalla riviera tirrenica.
Quest’anno – spiega Salvatore D’Agostino, segretario della Fisascat Cisl Messina – non è stata concessa nemmeno la deroga per un ulteriore mese di beneficio per la disoccupazione come avvenuto negli ultimi due anni. La Commissione Lavoro, a Roma, sta discutendo solo di una proposta per i lavoratori termali tagliando fuori gli stagionali degli altri settori. Una situazione inaccettabile per i lavoratori della provincia di Messina”.
Contro la Naspi – aggiunge Pancrazio Di Leo, segretario generale aggiunto della Fisascat Cisl Sicilia – siamo pronti a scendere in piazza chiedendo di estendere il diritto a tutti i lavoratori stagionali e non a un solo settore. Il Governo prenda atto delle richieste pervenute dalla Fisascat e accolte anche dalla Regione Sicilia con un ordine del giorno approvato con l’unanimità. I lavoratori vogliono lavorare ed è questa la loro priorità, in mancanza di lavoro continuato necessitano un sostegno per poter sopravvivere con le proprie famiglie”.  Ma il dramma di rimanere senza reddito e senza lavoro coinvolge anche i lavoratori che hanno un contratto a tempo indeterminato.
“Gli incentivi che il Governo sta dando alle aziende per la ristrutturazione degli immobili sta producendo una serie di licenziamenti di massa anche tra chi ha i contratti a tempo indeterminato. Così, dopo sei mesi, anche loro non avranno alcun ammortizzatore sociale e garanzia di reddito. Insomma, a fronte di finanziamenti pubblici si crea povertà
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