Ceccato 98 – La stalla

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ceccato 98di Enzo Cuzzola – Da ragazzino, tutti i pomeriggi, finito di pranzare, andavo alla stalla a prendere il latte. Si prendere il latte, non berlo, ma proprio prendere, fisicamente trasportare, nella borraccia di alluminio per la colazione del mattino seguente. Ricordo con piacere quei giorni e ricordo che quando, in attesa della merla, il freddo si faceva pungente e i guanti di lana, confezionati dagli esperti ferri di mamma, non bastavano, mi piaceva fermarmi a godere il “calduccio della stalla”. Molti penseranno la stalla luogo sporco, maleodorante, assolutamente falso. Il sudore di mio zio e dei miei cugini manteneva quella stalla un luogo pulitissimo ed odorante solo di erba medica (sulla, fave, favetta, ecc) e fieno, anche se sovrastava ogni profumo, quasi deodorante ed antibatterico naturale, quello acre del “pastazzo” di bergamotto. Mi piaceva allora fermarmi fino all’imbrunire (perché col buio avevo paura a percorrere il tratto di strada che dal torrente Prumo conduceva a casa mia attigua al torrente Asparella – troppi fantasmi in giro). La sera con il cuore caldo ed in mente ancora tutti quei muggiti era facile addormentarsi soddisfatti e sereni.

Ne è passata di acqua sotto i ponti, ma ancora oggi il ricordo di quei giorni mi rende felice ed orgoglioso della mia famiglia e di ciò che essa ed i luoghi in cui ho trascorso l’infanzia mi hanno dato.

Da qui la decisione di raccontare gli episodi vissuti a partire dall’anno 1962- 63, prima elementare, che mi sono serviti ad apprendere il vivere assieme ed il rispetto gli uni degli altri. Sullo sfondo la moto ceccato 98 di mio padre, la coltivazione del bergamotto e lo scorrere dell’acqua nei torrenti, nella fiumara, nel canalone di irrigazione del Consorzio irriguo del Calopinace, quasi a segnare lo scorrere del tempo, misurato al paese da questi fattori.

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