Ceccato 98 – Il grano per la Pasqua

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ceccato 98di Enzo Cuzzola – Era arrivata la Settimana Santa ed il tempo, malgrado si fosse entrati da un poco nella primavera, si tornò a “mmuffurare” (fare plumbeo), allora si sentivano gli anziani ripetere che era arrivato il tempo di Passione.

Intanto le ragazze del paese, che non avevano ancora portato in Chiesa il grano germogliato per la celebrazione del Giovedì Santo (commemorazione dell’Ultima Cena), si apprestavano all’incombenza. Quella del grano germogliato per il Giovedì Santo era una tradizione secolare, che consisteva nel portare in chiesa dei vassoi di germogli di grano, decorati con fiori e nastri, per addobbare l’altare durante il rito dell’adorazione eucaristica.

Il grano si faceva germogliare al buio, affinché gli steli risultassero di un colore giallo, ricordante il grano maturo, da cui si ricava la farina e dunque l’Ostia che viene utilizzata per la celebrazione dell’Eucaristia.

Si teneva il grano in un recipiente con acqua tiepida per qualche ora. Nel frattempo si sceglievano i recipienti in cui si voleva che il grano germogliasse. I vassoi ed i sottovasi più belli si dedicavano all’occasione. I recipienti si ricoprivano con dell’ovatta o un po’ di terra, infine si spargevano i chicchi in maniera uniforme senza lasciare vuoti e senza farli accavallare troppo. Ogni tanto si inumidivano e nel giro di un paio di giorni cominciavano già a spuntare le radici.

Mentre le ragazze pensavano al grano, i ragazzi si preparavano ad impersonare gli Apostoli per la “lavanda dei piedi”. Ma qui diventava un problema ed una discussione continua, fino al pomeriggio del Giovedì Santo. Infatti, una volta scelti i figuranti, vi era sempre qualcuno che stabiliva una graduatoria, per la disposizione attorno all’Altare. Questo provocava un serio problema perché nessuno voleva stare all’ultimo posto, dato che, con il sacerdote che rappresentava Gesù, si era in tredici ed il tredicesimo, si sapeva, era sempre Giuda.

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