Ceccato 98 – Cinque litri di vino in polvere

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ceccato 98di Enzo Cuzzola – Sulla strada provinciale, dopo il ponte sul Calopinace, proprio di fronte al bivio che dirige la strada verso Pavigliana e Vinco oppure verso Riparo Vecchio sulla vecchia comunale, vi era una macelleria ed una osteria. Erano gestite dal signor Giordano (meglio noto come ù nzuddu).

Mio padre era l’unico in casa a bere un bicchiere di vino a tavola, quando c’era. Ma c’era spesso, grazie al grande cuore dei parenti e dei vicini, che dividevano sempre con tutti un poco di quel poco che avevano. E finché il vino c’era sulla loro tavola, c’era anche sulla nostra. Quando finiva, finiva per tutti. Allora mio padre mi pregava (toccava a me, in quanto piccolino di casa) di andare col fiasco da 5 litri a comprarlo dal vinaio (a putia du vinu).

Quell’anno il vino finì piuttosto presto, già alla fine di febbraio non se ne vedeva più in giro, allora mio padre, un pomeriggio, mi consegnò il bottiglione impagliato assieme ad un verdone (la banconota da mille lire con sopra l’immagine di Giuseppe Verdi) e mi spedì a comprarlo. Mi raccomandò di stare attento al bottiglione ed a non farmi male.

Un pomeriggio però avevo ascoltato dagli anziani, seduti sulle sedie “mozze” sul marciapiede davanti al barbiere, che il vino veniva prodotto dai vinai non con l’uva bensì con una apposita polvere. In sostanza secondo questi veniva sofisticato, cioè i vinai facevano la cosiddetta “’ndorma”.

La figlia del vinaio era una bellissima ragazza sulla ventina, capelli lunghi castani, bellissima, molti giovanotti del paese la corteggiavano. Arrivato a bottega salutai educatamente: buongiorno signorina …. ciao rispose … mi date cinque litri di vino in polvere …. Il fiasco non fu più ritrovato, in compenso ricordo ancora il manico della scopa di riso sulla schiena.

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