Reggio Calabria, la toccante lettera di una disabile: “ho bisogno di un alloggio decoroso, così non posso sopravvivere”

StrettoWeb

sedia-a-rotelle-2Reggio Calaria – Una lettrice di StrettoWeb ha inviato una lettera alla nostra redazione per fare presente la condizione di disagio che sta vivendo. Ecco il testo integrale:

Egregio sindaco Giuseppe Falcomatà, sono Gisella Raso e sono una persona disabile dalla nascita.
Qualche mese fa è venuto a mancare mio marito Filippo, disabile anche lui. Negli ultimi venti anni io e Filippo abbiamo lottato invano contro tutte le Amministrazioni che si sono succedute, i vari Assessori e Dirigenti di Settore, per chiedere il riconoscimento del diritto a vivere dignitosamente in un’abitazione idonea alla nostra condizione fisica. Ora stanca da tanto attesa mi rivolgo nuovamente a Lei. L’11 gennaio 2017 si svolse un Assemblea Popolare nella sala Versace in Reggio Calabria nella quale sono intervenuta mettendo al corrente tutti i partecipanti delle mie condizioni critiche a livello sociale. In dicembre 2016 mio marito Nucera Filippo è morto di cancro ed era, come me, disabile al 100% in carrozzina per i postumi della poliomelite.

Filippo, mio marito, non ha mai lavorato per la sua condizione di disabilità e quindi non ha mai maturato contributi previdenziali. Io sono la vedova e per lo Stato italiano non ho diritto a nessuna reversibilità. Alla nostra famiglia composta di quattro persone, abbiamo due figli, è stata assegnata nel 2006 una casa popolare al primo piano senza ascensore e per giunta di 67 metri quadri per cui con due carrozzine era invivibile e comunque irraggiungibile. Non siamo mai potuti entrate nella casa assegnataci!
Abbiamo negli anni scritto e riscritto e spiegato a chiunque ci ascoltasse che la situazione era paradossale. Adesso però signor Sindaco, dopo aver aspettato mesi che si concretizzasse il Suo impegno preso davanti a tutta l’assemblea, Le chiedo nuovamente aiuto. Lei assolutamente mi deve aiutare a risolvere il problema assegnandomi un alloggio decoroso.

In queste condizioni non ho alcuna possibilità di sopravvivere. Ho bisogno dell’alloggio popolare con la massima urgenza perché a livello economico non posso più sostenere l’onere di pagarmi l’affitto. La prego pertanto di voler far sua, la mia causa.
Sono stata istituzionalizzata per ben 21 anni della mia vita e Le assicuro che la mia personalità ne è stata marchiata a vita. Ho il terrore di essere nuovamente rinchiusa in una casa di riposo.
Ribadisco che il problema, drammatico, della mia situazione abitativa si trascina da oltre vent’anni e si è ulteriormente aggravato dopo la morte di mio marito, anch’egli disabile al 100%, e dopo la diffida del proprietario dell’immobile occupato al rilascio dello stesso. Senza Filippo al mio fianco che mi aiutava a superare in silenzio e dignitosamente le continue delusioni e le promesse mai mantenute, non ho più la forza di attendere pazientemente che succeda qualcosa, o che la vicenda si risolva da sola, magari con la mia morte! Io sono viva, anche se molto provata, e chiedo di poter vivere nel rispetto di quei diritti fondamentali della persona di cui tanto si parla, ma che poi sono così difficili da garantire.

Mi appello, quindi, ai mezzi di comunicazione affinchè siano la mia voce e riportino – ancora una volta – il mio grido di aiuto a Lei ed a tutti gli Organi competenti nella speranza che ciò possa spronare un intervento risolutivo nei miei confronti. Per Filippo, ormai, non è più necessario.

La ringrazio
Gisella Raso

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