Calabria: le famiglie calabresi tra le più povere d’Italia

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Secondo uno studio della Confesercenti la Calabria è tra le regioni più povere d’Italia

Uno studio sulla spesa media familiare nelle regioni italiane, prodotto dell’Ufficio Economico Confesercenti, certifica ancora una volta quella che sta diventando una triste quanto intollerabile abitudine: “vedere la nostra regione e la nostra provincia nel gradino più basso in ambito nazionale. I dati Istat raccontano di un’Italia con un’economia che, tra nord e sud, continua a viaggiare a due velocità con il nostro martoriato territorio che si piazza ultimo tra gli ultimi”. Nel 2016 infatti le famiglie calabresi con 20.412 euro risultano essere le più povere d’Italia venendo ampiamente distaccate da quelle lombarde e trentine che, ad esempio, con oltre 36.000 euro, hanno quasi il doppio della disponibilità di spesa. “Se poi valutiamo la differenza tra il periodo pre-crisi e il 2016, salta subito all’occhio il vero e proprio crollo economico che le famiglie calabresi hanno subito, passando da 26.040 euro di spesa media del 2007 agli attuali 20.412 con una perdita secca, la più alta a livello nazionale, di 5.628 euro pari al 21,6%. Questo ennesimo dato negativo completa un quadro che descrive una situazione devastante: economia al collasso, infrastrutture e sevizi insufficienti e inefficienti, mancanza di un serio e concreto progetto di sviluppo e di una vision chiara e definita per il futuro dei nostri territori”.

Mentre c’è un’Italia che oggi cresce o quantomeno limita i danni prodotti da una crisi sistemica e profonda, la Calabria con la Città Metropolitana di Reggio, divenuta suo fanalino di coda, sprofonda nel baratro. I numeri, freddi e cinici, attestano il fallimento totale delle “strategie” politiche nazionali messe in campo negli ultimi anni nei confronti del Mezzogiorno che non solo non hanno creato sviluppo ma hanno addirittura fatto sì che il divario tra il nord e il sud dell’Italia si accentuasse ulteriormente in maniera pressoché incolmabile. “Purtroppo non va meglio in ambito regionale e metropolitano dove la nostra classe dirigente sembra chiusa in una sorta di torre d’avorio e continua a dimostrarsi inadeguata al compito, sicuramente difficile ma non impossibile, di attivare progettualità e strategie efficaci, di medio e lungo periodo, capaci di invertire questo trend. È da mesi che, analizzando i molteplici dati sul pessimo stato di salute della nostra città e della nostra provincia, continuiamo a insistere sulla necessità di avviare un serio patto tra le parti sociali per iniziare a programmare il futuro. È da mesi che ribadiamo l’importanza di fare rete, fare massa critica per reclamare una maggior attenzione verso il nostro territorio che non si può concretizzare esclusivamente con una pur giusta e sacrosanta opera di repressione verso la criminalità organizzata senza che questa sia accompagnata da azioni di sostegno e supporto rivolte alle forze sane e operose che rappresentano la grandissima parte della fragile economia reggina. È indispensabile comprendere che non c’è più tempo: o si agisce subito, adesso, in maniera veloce, concreta ed efficace, decidendo innanzitutto la “mission territoriale” e i conseguenti obiettivi da raggiungere, oppure il sistema rischia di implodere su se stesso lasciando sul terreno inimmaginabili macerie economiche e sociali che difficilmente potranno essere ricostruite, certificando così una cocente sconfitta per lo Stato e per tutta la gente onesta”.

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