Malattie rare: professore dell’Università della Calabria salvato dai suoi studenti

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Malattie rare: professore dell’Università della Calabria salvato dai suoi studenti

sciopero mediciLo ha salvato la generosità dei suoi studenti. Professore universitario e scienziato di fama mondiale, Giuseppe Marino – tra gli studiosi più importanti che insegnano all’Unical, dove insegna analisi matematica – ha rischiato di morire a causa di una rara malattia che necessitava, come terapia salvavita, di trasfusioni di sangue.  “Io prima avevo sempre la vostra spiritualità nel mio cuore e nella mia mente, mentre ora ho anche un poco del vostro sangue. Ma non di uno studente o due. Di decine e decine. E’ una sensazione nuova che ancora non capisco pienamente. Spero di avere abbastanza futuro da comprenderla bene”. “Spendo due parole per raccontarvi di questa malattia per mettervi in guardia. E’ una malattia rara del sangue chiamata Porpora Trombocitopenica (Ptt) o Sindrome di Moschowitz dal nome del primo che l’ha studiata e catalogata nel 1924”, scrive ancora il docente. “Pare che colpisca soprattutto le donne fra i 20 e i 40 anni e i bambini. L’incidenza e’ di circa 1 adulto ogni milione di abitante all’anno. Per chi crede nella statistica questi dati sembrerebbero rassicuranti, perche’ nella provincia di Cosenza siamo meno di mezzo milione di abitanti e i colpiti siamo già 7. La cosa pero’ potrebbe essere preoccupante perche’ e’ un’incidenza molto maggiore che nel resto d’Italia. Le cause sono sconosciute. Un qualcosa che somiglia a una proteina, non ho capito bene, che si chiama ADAMTS13, gioca un ruolo fondamentale nel buon funzionamento delle piastrine nel sangue. Quando non funziona succedono i guai. Le piastrine invece di circolare nel sangue e intervenire in caso di bisogno (ad esempio per coagulare il sangue in caso di ferita) si aggregano tutte insieme ad una parte. I globuli rossi nella loro corsa nel sangue le urtano e si rompono”. Nella lettera Marino racconta ai suoi studenti i sintomi e l’esordio, in questa calda estate, della malattia, ma anche la capacità dei medici di prendersi cura del paziente e arrivare alla diagnosi. Dopo il trasferimento dal pronto soccorso al reparto di ematologia, racconta, “hanno cominciato la cura, che consiste nel collegarmi alla ‘lavatrice’, la macchina che in ciclo continuo mi svuota tutto il sangue e mi cambia il plasma. Ogni giorno finora la macchina ha lavato e ricambiato tutto. Ogni giorno 2 litri di plasma, dunque 4 litri di sangue, dunque 8 donatori. Questo fino a ieri (venerdì ndr), per 7 giorni di fila. Oggi finalmente no”. “E’ peggio dell’esame di Analisi 1, mannaggia la miseria! – continua – Vi ho voluto scrivere oggi perche’ se domani gli esami non dovessero essere buoni c’e’ il rischio che non avrei avuto più la forza di scrivervi. Comunque vadano le cose, abbiamo dato tutti assieme testimonianza che vivere un momento cosi’ bello di aggregazione fra studenti e docenti e’ stata una cosa di uno splendore e di un piacere immenso. Vi ringrazio tutti e vi voglio bene (e per questo non vi regalo gli esami, ma mi sforzo di insegnarvi a meritarli)”, conclude.

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