Mostre: a Parigi il dramma dei migranti

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Foto StrettoWeb / Simone Pizzi
Foto StrettoWeb / Simone Pizzi

“E se fossimo noi?”: questa la domanda su cui poggia la mostra di foto sul dramma dei migranti che attraversano il Mediterraneo, in programma fino al primo settembre all’Istituto italiano di Cultura di Parigi. “Et si c’e’tait nous?” racconta, in una prima sequenza orchestrata dal fotografo francese, Edouard Elias, il salvataggio in mare di migliaia di esiliati in fuga da guerra e carestie al largo delle coste libiche. Foto sobrie e al tempo stesso potenti, in bianco e nero, realizzate durante un soggiorno a bordo dell’Aquarius, la nave dell’Ong Sos Me’dite’ranne’e, il cuo obiettivo e’ “scuotere le coscienze” e “testimoniare del terrore” di questa gente, ha raccontato il ventiseienne fotografo francese gia’ ostaggio in Siria nel 2013. Originario del Gard, nel sud dell Francia, Elias ha vissuto dieci anni in Egitto prima di rientrare in Europa nel 2009. Ha lavorato, da giovanissimo, nei campi rifugiati della Turchia, della Birmania e anche di Aleppo. La composizione delle sue foto si ispira ai grandi capolavori della pittura occidentale, non per vezzo estetico ma per scuotere il pubblico con un’iconografia familiare ma al tempo stesso sconvolgente. In una seconda sequenza, il fotografo italiano, Giancarlo Ceraudo,percorre le strade di Calabria, dove i sopravvissuti al viaggio tentano di organizzare il loro quotidiano nelle tendopoli, in attesa di ottenere una risposta alla procedura d’asilo. Altrettante persone che “attraversano la morte per la speranza”,testimonia fotografo romano rientrato in Italia dopo tanti anni passati in America latina. “Ho sentito l’esigenza di tornare a lavorare nella mia terra”, ha raccontato il figlio di genitori calabresi, strappando un sorriso al pubblico parigino: “Anch’io sono figlio dell’immigrazione, la Calabria e’ il nostro Afghanistan”. Dalla sua esperienza, aggiunge, “ho imparato soprattutto la speranza, ed e’ il regalo piu’ bello che possa offrire il mio lavoro”. Allestita nella sede dell’Istituto italiano di Cultura diretto da Fabio Gambaro, la mostra curata da Aline Arlettaz e’ aperta gratuitamente al pubblico, fino al primo settembre.

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