Internet: l’accesso da mobile supera quello da desktop

StrettoWeb

La notizia era nell’aria da alcuni mesi ed è arrivata la conferma ufficiale: per la prima volta nella Total Digital Population italiana, composta da circa 37 milioni di utenti, si realizza il sorpasso tra chi accede alla rete esclusivamente da dispositivi mobile – 9,3 milioni di persone, pari al 25% dell’audience totale – sugli utenti che si collegano tramite postazioni fisse (9,1 milioni). Una tendenza che rispecchia quella degli altri Paesi Europei e allinea il nostro Paese ai principali partner e competitor, confermando la predilezione degli italiani per la connessione in mobilità.

Non è una novità che gli abitanti del nostro Paese amino il mobile. L’Italia è già da alcuni anni una delle nazioni con la maggior concentrazione di smartphone e tablet a livello europeo. Ecco perché il sorpasso registrato a marzo 2017 delle connessioni mobile su quelle desktop è la naturale conseguenza della struttura del mercato.

É questo il dato più importante della ricerca condotta da ComScore, società leader specializzata nella misurazione inter-piattaforma a livello globale di audience, comportamenti di consumo e brand. Uno studio che conferma che sono ancora gli utenti multi-piattaforma a farla da padrone sul mercato italiano – questi rappresentano la metà della popolazione digitale italiana e crescono del 4% rispetto al dato registrato a settembre 2016 – ma che allo stesso tempo dà un’idea significativa del cambio di indirizzo dell’audience digitale del nostro Paese.

Il confronto tra i dati di marzo e quelli di settembre dello scorso anno relativi alle abitudini degli italiani sottolinea l’aumento dei collegamenti esclusivi da mobile riguardante tutte le principali categorie di contenuto. A crescere in maniera più significativa sono le News, passate nel giro di circa 6 mesi dal 28 al 40%, seguite dal Retail (dal 22 al 33%) e dallo Sport, capace di segnare un +10%. Vicina alla doppia cifra di crescita anche la categoria dell’Entertainment che tocca il 31% dopo il 22% fatto registrare a settembre 2016.

Trainato dall’aumento della fruizione di contenuti video, il settore dell’intrattenimento ha trovato anche nel gaming mobile un volano importante di crescita. Sono sempre di più i giochi pensati per Pc desktop come gli sparatutto o i giochi da tavolo, che sbarcano in maniera naturale su tablet e smartphone senza perdere niente in termini di giocabilità e numero di utenti. Un esempio su tutti di un importante operatore che ha deciso di puntare sul mobile è quello delle slot machine di William Hill. La casa inglese, pur mantenendo intatta l’offerta desktop, ha fatto confluire i propri giochi su una nuova app mobile, riuscendo a incrementare in maniera significativa la propria fetta di mercato. Importante è poi l’apporto dei titoli sviluppati nativamente per mobile, sempre più diffusi tra gli utenti che si connettono prevalentemente da smartphone e tablet. Tra questi ricordiamo l’adventure game Broken Age, sviluppato da Double Fine Productions grazie anche a una importante campagna di crowdfunding.

Anche se le connessioni mobile hanno superato quelle da desktop, non è ancora il momento di mandare in pensione i nostri Pc. Questo perché le varie categorie di siti web mantengono peculiarità che determinano il modo in cui accediamo ai contenuti. Se settori come Lifestyle e News hanno raggiunto un’audience mobile dell’80% (esclusivi mobile e multipiattaforma insieme), in ambiti come quello del Retail e del Business, dove è importante l’elemento transattivo, restano elevate le connessioni da postazioni fisse.

Dati, quelli della ricerca di ComScore, che danno l’ulteriore conferma alle aziende del nostro Paese che non si può più prescindere dall’offerta mobile per impostare un business di successo, raggiungere le persone nelle loro abitudini e stringere relazioni durature e proficue per entrambe le parti in gioco. Una tendenza che si è già manifesta a livello globale alla fine dello scorso anno – StatCounter ha registrato il primo sorpasso ufficiale del mobile sul desktop, 51,3% contro il 48,7% a novembre 2016 – e che pochi mesi fa ha trovato la consacrazione definitiva anche in Italia.

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