“Il Cimitero dei Migranti- ricorda Corbelli- nascerà per dare una degna sepoltura alle vittime dei tragici naufragi (ieri altri nove cadaveri di poveri, sfortunati migranti, sette donne e due uomini, sono giunti nel porto di Catania), per cancellare così la disumanità di quei corpi, tra cui, purtroppo, anche tantissimi bambini; quasi tutti senza volto e senza nome, sepolti con un semplice numerino e un codice, in tanti piccoli sperduti cimiteri, siciliani e calabresi, che di fatto ne cancellano in questo modo, per sempre, ogni ricordo e riferimento per i loro familiari, che non sapranno mai dove andare un giorno per andare a trovarli, per portare un fiore e dire una preghiera.”
“ Solo per questo fine meramente umanitario- mette in rilievo il delegato della Regione- sarà realizzato il Cimitero dei Migranti. Per dare dignità ai morti nel Mediterraneo. Purtroppo sono tanti gli ostacoli che giorno per giorno ho dovuto superare, anche recandomi personalmente nei vari uffici e tantissime volte al comune di Tarsia. Ma il grande valore umanitario di questa opera giustifica ogni cosa. Stiamo per mandare al mondo, da Tarsia, dalla Calabria, un messaggio di pace di speranza. Il Cimitero dei Migranti, un tutt’uno con il nuovo cimitero comunale del piccolo centro del cosentino, quale segno di rispetto e di integrazione anche dopo la morte. Sarà infatti una sorte di Parco della Pace, un’opera monumentale, bella e significativa, che consegneremo all’umanità e alla storia, un luogo anche di riflessione per tutto il mondo, per ricordare alle generazioni che verranno la immane tragedia dell’immigrazione, perché non accada mai più in futuro.”
“ Non a caso abbiamo scelto Tarsia per la realizzazione di questa grande opera umanitaria- conclude Corbelli-; un luogo di grande valore simbolico, su una collinetta, immersa tra gli ulivi secolari (che resteranno), di fronte al Lago e al vecchio cimitero comunale, in parte ebraico, e a poca distanza dall’ex campo di internamento fascista più grande d’Italia, quello di Ferramonti, che fu, durante la seconda guerra mondiale, luogo di prigionia ma anche di grande umanità e rispetto della dignità della persona”.