Viaggio tra i ricordi di Messina: quando in città c’era “Russo Giocattoli”

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“Russo Giocattoli”: il primo grande impero del giocattolo a Messina, il coronamento del sogno di un “self made man

Esistono storie di personaggi e vicende  a Messina di cui difficilmente resta traccia sul web, ma che  continuano ugualmente a vivere nei ricordi nostalgici dei cittadini. Messina, in un tempo non troppo lontano, era una città dinamica, fiorente. In città non mancava certo lo spirito imprenditoriale e a cavallo fra gli anni 70/80 i messinesi iniziavano a godere  dei primi benefici del boom economico.  In quegli anni del pieno benessere, vanno in onda su una giovanissima emittente locale Rtp i primi spot pubblicitari che invitato le mamme e i papà a fare acquisti da “Russo Giocattoli“, il primo grande impero del giocattolo in città. Non c’è messinese che da bambino non abbia ricevuto o acquistato un flipper acquatico o qualsiasi altro giocattolo in questo grande negozio che un tempo dominava  piazza stazione. Non c’è cittadino che non sia rimasto in coda per ore pur di acquistare gli articoli del sig. Nino, che più volte, per far fronte alla calca dei clienti, si trovò costretto a transennare il marciapiede adiacente la sua saracinesca.  Russo Giocattoli non è stato solo il primo grande negozio di giocattoli in città,  prima di tutto è stato il coronamento di un grande sogno, quello del sig. Antonino Russo. Volendo usare il lessico inglese, il signor Russo è stato quello che oggi definiremmo un “self made man“, un uomo che dal nulla è riuscito a costruire il suo successo.

Classe 1932 e messinese “ca scoccia”, Antonino come tutti i bambini della sua epoca non ha la possibilità, e probabilmente né l’interesse, a proseguire gli studi, ma eccelle nel calcolo e sin da giovanissimo si butta a capofitto nel mondo commercio. Poco più che bambino, Antonino si procura una bancarella portatile e si inventa venditore ambulante di occhiali da vista, penne stilografiche e carte e buste da lettere. Con gran fatica il signor Nino raggiunge  i paesini di Messina e Catania, arriva a piedi fino a Troina. Sono anni durissimi, da poco è finita la guerra e Messina distrutta dai bombardamenti cerca di rinascere economicamente. Ma Antonino non si perde d’animo, la sua capacità di persuasione, l’ amore per ciò che fa, sono più forti della fatica che compie ogni giorno per sbarcare il lunario. E poi in una normale giornata di lavoro, quando meno se l’aspetta, in un paesino ai piedi dell’Etna incontra lei,  la donna che con cui condividerà la vita intera: la bellissima  Concettina, una ragazza dai grandi occhi neri, contesa dai diversi ragazzotti del paese. Per Antonino è amore a prima vista e in quattro e quattr’otto i due coronano il loro sogno d’amore, prima con la classica “fuitina”, poi ai piedi dell’altare, davanti a Dio.

Dal loro matrimonio vengono alla luce ben sette figli: Maria, Giovanna,  Pinuccia, Salvatore, Peppuccio, Tiziana e Graziano. Così, durante gli anni di matrimonio il sig. Russo con una grande dose di coraggio decide di porre le basi per realizzare il suo grande sogno. Dopo una breve parentesi in cui da vita ad un’attività commerciale insieme ai fratelli, Antonino decide di puntare tutto su un’attività in proprio e nei pressi della stazione centrale riesce a trovare un  vasto locale da adibire all’attività commerciale: nasce Russo Giocattoli. Il successo arriva in men che non si dica. Antonino riesce a far arrivare in città giocattoli mai visti prima. Trottole e yo-yo sono giochi dei vecchi tempi, da Russo Giocattoli si sogna in grande e il negozio  diventa l’unico punto vendita in città in cui trovare i nuovissimi articoli che le tv e le più note industrie lanciano sul mercato, ad esempio l’indimenticabile flipper acquatico o la nuovissima Barbie. Antonino diventa un volto noto della città e stringe un rapporto quasi fraterno con l’indimenticabile Mino Licordari.  Ma a fianco del sig. Russo ci sono la moglie,  i figli e la validissima signora Pina, commessa storica del negozio e amica di famiglia. Per far fronte alla flotta che ogni giorno arriva in negozio il sig. Antonino incarica i figli a gestire i clienti e lui si occupa della cassa. Negli anni che seguono non c’è Natale, epifania, carnevale o altra festa comandata in cui non si lavori incessantemente e il sig. Russo si trova obbligato ad utilizzare le transenne per dirigere il traffico all’interno e all’esterno dell suo locale commerciale. Negli ultimi anni si rivela fondamentale il contributo del figlio Graziano. Graziano è giovanissimo e sa come suggerire al padre le strategie e gli articoli più richiesti per restare sul mercato, che inizia a subire la concorrenza dei primi grandi centri commerciali.

Oggi, di questo negozio che ha fatto la storia in città restano le saracinesche abbassate e una tenda da sole consumata dal tempo.  Un pò per colpa di quel tram che Antonino non avrebbe voluto in città, nè tanto meno davanti al suo negozio, un pò per colpa delle nuove dinamiche di mercato, che privilegiano i grandi centri commerciali alle attività autonome, il negozio ha chiuso i battenti nei primi anni del 2000. Dei  figli Graziano è l’unico che ha deciso di  seguire le orme del padre. Del sig. Russo resta il ricordo di un uomo fiero di sé e dei suoi sette figli, un uomo che ha dato vita  in città ad un mondo dei balocchi, un uomo soddisfatto di poter esaudire i desideri dei tanti bambini che con occhi sognanti entravano  nel suo negozio.  Sognavo anch’io da piccina quando entravo in quel negozio e guardavo  quel  gigante  dall’aria un pò severa e burbera, ma dal grande cuore, che ho avuto la fortuna di conoscere.

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