Reggio Calabria, Cisl Fp: “i livelli essenziali di assistenza sanitaria non vengono garantiti”

StrettoWeb

Per la Cisl Fp di Reggio Calabria i livelli essenziali di assistenza sanitaria non vengono garantiti

Dure parole da parte della Cisl Fp sulla sanità in Calabria. Secondo il sindacato, infatti, in tutta la provincia di Reggio Calabria non vengono garantiti i livelli essenziali di assistenza sanitaria. “La Provincia di Reggio Calabria non fa più parte dell’Italia, lo dimostra la disparità di trattamento dei Residenti rispetto alle altre Province della Nazione. Proprio sulla salute, proprio sul più delicato dei temi che accomunano i Cittadini, proprio in un territorio che da sempre è rimasto indietro, dovendosi rivolgere altrove per le cure, i Livelli Essenziali di Assistenza non vengono garantiti. Lo Stato è intervenuto da diversi anni commissariando la Sanità Calabrese che si è solo spogliata di Risorse Umane e strumentali, soprattutto nell’ASP di Reggio Calabria che non ha più Medici, Infermieri, forniture per tutelare i propri Residenti. Negli Ospedali Spoke della Provincia continua l’impoverimento, sotto gli occhi dei Cittadini inermi e avviliti, nessuno interviene, gli Ospedali Generali che già erano stati spogliati e privati della preziosa funzione di avanguardia e filtro del Territorio, vengono ulteriormente spinti verso la chiusura ed utilizzati come serbatoio da cui prelevare quelle poche, vecchie e abbandonate professionalità rimaste. Le Radiologie di Polistena e Locri sono state sulla carta uniformate e dotate ad interim di un Direttore di Struttura Complessa ma il risultato è stato solo quello di prolungare l’agonia della Struttura Locrese, poiché non è seguita una giusta distribuzione dei Medici afferenti alla “Mega Struttura” ed avendo assunto ormai vocazione “notturna” con l’obiettivo di performare secondo le esigenze personali e non secondo le regole della buona organizzazione, tantomeno secondo le esigenze dell’utenza” dichiara Giuseppe Rubino il Segretario Generale Aggiunto della Cisl Fp.

La Dialisi di Locri può contare su un solo Medico a tempo pieno che fra qualche mese andrà in pensione, dodici Infermieri e un Ausiliario che hanno in carico oltre settanta Nefropatici, la possibilità di garantire la “sopravvivenza” dei propri assistiti è svanita, insieme alla possibilità di trattare i residenti fuori Regione che assicuravano un flusso di mobilità attiva durante il periodo estivo. L’Ortopedia di Locri e di Melito sono confluite in una realtà unica, si è spogliato l’Ospedale Generale per vestire parzialmente e insufficientemente l’Ospedale Spoke. La condizione del Centro Trasfusionale di Locri ha toccato ormai il fondo, la Struttura è alla paralisi per quanto riguarda alcune procedure, è sempre più difficile reperire il sangue per gli interventi chirurgici e ancor di più per trattare il consistente numero di Talassemici che gravano sulla Locride. L’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione non deve fare i conti solamente con il numero ridotto di Medici, Infermieri e Operatori Socio Sanitari ma anche con le condizioni di salute degli stessi Medici che non riescono a supportare adeguatamente l’attività interna e quella del Comparto Operatorio, mettendo seriamente a rischio la propria salute. La Chirurgia dell’Ospedale di Locri vive ormai da tempo una drastica riduzione dei posti letto previsti e quella dell’Ospedale di Gioia Tauro può solo assicurare i piccoli interventi” prosegue.

Le Unità Operative di Pronto Soccorso scoppiano e non sanno più dove allocare gli utenti che ricevono le prime cure, sono carenti di Medici, di Infermieri e di Operatori Socio Sanitari. Le Pediatrie di Locri e Polistena sono carenti di Personale, i Medici non coprono i turni e gli Infermieri Pediatrici sono sempre di meno per effetto dei pensionamenti. La chiusura delle Cliniche Private che fungevano da Punto Nascita, ha determinato un carico notevole sui Reparti di Ostetricia e Ginecologia di Polistena e Locri, dove le dotazioni organiche già carenti non sono state implementate di Medici, Infermieri e Operatori Socio Sanitari. L’assistenza Domiciliare Integrata, a fronte di una sempre crescente domanda per l’invecchiamento della popolazione, decresce come numero di prestazioni, tutto questo per “risparmiare” sugli Operatori addetti, col risultato di spendere di più con i “ricoveri tampone”, senza considerare che da anni gli Operatori che hanno assolto il delicato compito di assistere a domicilio, non sono stati ancora pagati. La Popolazione vive il dramma dell’abbandono che ormai è sotto gli occhi di tutti, bisogna “emigrare” anche per le cure più semplici, sottoponendosi a spese personali e costringendo il Servizio Sanitario Regionale al trasferimento di fondi ad altre Regioni. Quanto tempo dovrà passare ancora per capire che servono Medici, Infermieri, Tecnici, Operatori Socio Sanitari, Biologi e tutte le figure che riescono a dare risposte ai bisogni dei Cittadini-Utenti? Quanto tempo dovrà passare per capire che non curare i propri residenti costa molto di più che curarli ? Quanto tempo dovrà ancora passare per capire che l’unità d’Italia non è ancora di fatto avvenuta? Perché è evidente che nella Provincia di Reggio Calabria l’approccio alle cure non è come nel resto d’Italia” conclude.

Condividi