Reggio Calabria, Chindemi (PCI): “Falcomatà: narcisismo in lutto”

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“Solitamente la frequenza rafforza i rapporti, ma a volte può anche succedere che questa li deteriori. Il primo cittadino sperava fortemente che gli incontri ripetuti con il suo capo sarebbero stati idonei ad accattivarsi le sue simpatie e, come accaduto durante la campagna elettorale per la sindacatura, la sua finta bonomia e l’ apparente trasparenza, avrebbe ancora una volta pagato, posizionandolo nelle posizioni apicali del suo partito. Ma, come suggeriscono i saggi, più alto è il volo, maggiore sarà il tonfo: l’indicazione di Angela Marcianò, storica antagonista del sindaco, alla segreteria nazionale del PD, pone un sigillo quasi definitivo a questa fallimentare esperienza amministrativa. Era stata riconfermata a malincuore nel suo ruolo assessorile ed adesso, oggettivamente, assurge ad un ruolo di riferimento, non solo locale, relegando il sindaco ad un ruolo secondario, tanto marginale quanto umiliante. Renzi ha indicato, per il PD , il vero sindaco ed a tutti i suoi militanti il nuovo punto di riferimento. Nel palazzo di città sono improvvisamente finiti i sorrisi e le arie di sufficienza e il clima che si respira al suo interno assomiglia ad una veglia funebre, cominciando in molti a prendere finalmente coscienza che la festa volge al termine e che anche Roma abbia percepito il modesto spessore del primo cittadino: la città lo aveva già compreso da tempo. Aveva tentato disperatamente, in sede di rimpasto di giunta, dopo il disastro referendario, di accattivarsi le simpatie di qualche regionale, accettando cinicamente di spacciare qualche brocco riciclato della politica, in un purosangue dal pedigree purissimo, ma al momento opportuno è stato, da costoro, tradito nel modo più bieco. Rammenti, il sindaco, che nel mondo dei tradimenti “chi di spada ferisce di spada ferisce”, ed il bello per lui deve ancora venire! Gli rimane un ultimo disperato tentativo per tornare in vita (ovviamente politica): farsi assegnare un seggio sicuro per approdare in Parlamento, abbandonando, novello Schettino, la barca cittadina. Ma dovrebbe pubblicamente riconoscere di aver mentito quando ha affermato, in pubblico, di non avere nessuna intenzione di candidarsi. Sarebbe non solo la sua fine di politico credibile, entrando di diritto, nel recinto che accoglie le povere anime, ma anche quella di essere umano“. E’ quanto scrive in una nota Salvatore Chindemi, responsabile per le politiche della Città metropolitana del PCI.

 

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