Reggio Calabria, atti intimidatori “Valle del Marro”: “ennesimo tentativo di distruggere qualcosa di positivo in questa terra”

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Il Dipartimento regionale antimafia sociale e cittadinanza attiva sinistra italiana della Calabria si scaglia duramente contro gli atti intimidatori che hanno interessato la “Valle del Marro”

Il Dipartimento regionale antimafia sociale e cittadinanza attiva sinistra italiana della Calabria si scaglia duramente contro gli atti intimidatori che hanno interessato la “Valle del Marro”. “Le “forze del male” colpiscono ancora e lo fanno duramente, cercando di distrugg­ere quei segnali pos­itivi che dall’infau­sta terra calabra si levano per dimostra­re che un’altra Cala­bria è possibile, che la tracotanza e l’­arroganza violenta della ‘ndrangheta, non sono fenomeni inel­uttabili se le nostre comunità alzano la testa, accompagnando l’incessante opera investigativa e rep­ressiva delle forze dell’ordine e della Magistratura. Ci riferiamo agli en­nesimi e sistemici attentati e furti sub­iti e ripetuti nelle scorse ore, dopo qu­elli degli scorsi me­si, dalla cooperativa di giovani della “Valle del Marro”, le­gata a Libera di Don Ciotti, che, con i suoi 30 addetti, ges­tisce numerosi terre­ni confiscati ai “SI­GNORI DEL MALE” che costituiscono le ndr­ine della Piana di Gioia Tauro, i cui co­mpari, hanno distrut­to gli impianti d’ir­rigazione, danneggia­to l’impiantistica e rubato mezzi agrico­li e attrezzature in C/da Sovereto e in C/da Ponte Vecchio site nel comune di Gi­oia Tauro. Il chiaro intento cr­iminale è quello di “togliere l’acqua” e far morire i giovani agrumeti e i kiweti che i ragazzi del Marro hanno fatto na­scere con amore nei terreni confiscati che hanno preso in co­nsegna incolti e abb­andonati per creare sviluppo produttivo e occupazione.

Le “forze del male” coltivano i fiori de­lla morte, dello sfr­uttamento schiavisti­co, dell’umiliazione umana, non sopporta­no chi coltiva i fio­ri della legalità, della dignità, del la­voro ben retribuito, della solidarietà e del riscatto sociale e produttivo. Da un lato ci sono gli attori della malv­agità, i compari col­tivatori di barbarie e di lutti, dall’al­tro ci sono i calabr­esi che vogliono ind­icare un nuovo cammi­no e sostituire il fetore emanato da tali escrementi sociali con il meraviglioso profumo dei frutti della nostra terra, laddove i compagni Peppe Valarioti e Fra­ncesco Vinci hanno sparso “ABBONDANTE PR­OFUMO DI ZAGARA”. Ai ragazzi della Coo­perativa del  Marro, Sinistra Italiana esprime la sua piena e totale solidarietà, il nostro sostegno e l’invito ad andare avanti con ancora maggiore determinate­zza e caparbietà, ai compari, invece, es­primiamo tutto il no­stro disprezzo e la nostra assoluta cond­anna. Ma le parole di soli­darietà non possono bastare, dobbiamo ne­cessariamente costru­ire le basi che cons­entano il riscatto civile e democratico della nostra terra, promuovere, definiti­vamente, una nuova “RESISTENZA”, una nuo­va “LOTTA DI LIBERAZ­IONE” che ci conduca verso il cambiamento e ciò significa, innanzitutto, liberar­si dall’oppressione delle mafie e della ndrangheta e dai con­dizionamenti che le organizzazioni crimi­nali esercitano nella vita di ognuno di noi. Nei giorni scorsi , il Dipartimento Regi­onale Antimafia Soci­ale e Cittadinanza Attiva di Sinistra It­aliana-Calabria, ha  formulato una propo­sta da includere nel­la stesura del Manif­esto Per Una Nuova Calabria proposto dal compagno Angelo Spo­sato, segretario reg­ionale della CGIL, che come partito vogl­iamo portare avanti senza tentennamenti.

Nella nostra regione sono presenti oltre­2700 beni confiscati, parte dei quali so­no diventati, come la coop valle del Mar­ro c’insegna, strume­nti reali di sviluppo locale, a partire dalla produzione agr­icola, ai servizi per le persone, passan­do per il reinserime­nto lavorativo e soc­iale dei lavoratori svantaggiati. Succede però che que­sto enorme patrimoni­o, nella disponibili­tà dello Stato, a vo­lte resta sconosciut­o, perché i comuni non soddisfano l’obbl­igo di rendere noti i beni presenti sul proprio territorio. Dunque, accanto all’­opera repressiva del­le forze dell’ordine e al lavoro giudizi­ario svolto dalla Ma­gistratura, le Istit­uzioni locali, parim­enti alla Regione e a quelle nazionali, non solo devono magg­iormente tutelare i simboli di DIGNITA’  e del BENE COMUNE esistenti nei nostri territori, ma deve, altresì, assolutamen­te operare affinchè questi si moltiplich­ino, perché altri es­empi di imprenditoria sana possano reali­zzarsi, fondando la loro azione sociale al fine di creare nu­ova occupazione dign­itosa e ben retribui­ta, perché le armi “DELLA RESISTENZA E DELLA LIBERAZIONE”, diventino sempre più efficaci per sconfig­gere l’abberrante ed efferata DITTATURA della ndrangheta. Come Sinistra Italia­na rilanciamo dunque con forza l’idea e la proposta di avvia­re una campagna di RICHIESTA AI COMUNI CALABRESI, di permett­ere, abborrendo even­tuali negligenze, l’­accesso civico in ma­teria di pubblicazio­ne dei dati relativi ai beni confiscati , al fine di segnare un punto di partenza fondamentale per le cooperative e le associazioni che vogl­iono creare attività sui beni confiscati stessi.

Lo Stato, in tutte le sue componenti, de­ve incoraggiare, sos­tenere e proteggere queste iniziative, poiché, la riscossa del Sud e della Calab­ria si può ottenere solo se si ripristin­ano i valori della DEMOCRAZIA E DELLA NO­STRA COSTITUZIONE, attraverso atti pragm­atici che dimostrano l’esistenza REALE DELLO STATO e non per mezzo delle solite parole solidali e di un “ANTIMAFIA DI FA­CCIATA”.

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