Totti dice addio alla Roma: il capitano è l’ultimo simbolo di un calcio che non esiste più

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Le strade di Francesco Totti e della Roma ieri si sono ufficialmente divise ma il ricordo che il numero 10 ha lasciato con la maglia giallorossa è indelebile

Nella giornata di ieri un altro colosso del mondo del pallone ha dato l’addio ufficiale alla sua maglia, infatti le strade di Francesco Totti e della Roma si sono ufficialmente divise dopo anni ricchi di magie, trionfi e sopratutto amore per quei colori, che per il numero 10 sono stati come una seconda pelle. In un calcio dove i valori sportivi e morali spesso lasciano il posto al materialismo e ai soldi facili, le leggende che si distinguono per la loro fede calcistica si contano sulle dita di una mano e sicuramente il capitano giallorosso rientra di diritto in questa lista.

Francesco Totti, nato a Roma il 27 settembre 1976 all’età di 41 anni annuncia il suo addio ai giallorossi in uno Stadio Olimpico strapieno, solo per vedere per l’ultima volta il simbolo per eccellenza della loro squadra calcare quel campo che l’ha visto crescere, correre e incantare. Il capitano è rimasto umile davanti alle tentazioni delle grandi squadre che visto il suo enorme talento, hanno più volte bussato alla sua porta per portarlo via dalla sua città, club che sicuramente avrebbero permesso al numero 10 delle grandi prospettive economiche, oppure una bacheca con un maggior numero di trofei, ma al cuore non si comanda, perchè pronunciare il nome Totti equivale a dire Roma.

Tuttavia Totti non si è fatto mancare nulla e si è fatto conoscere al mondo intero per le sue indiscutibili doti da campione, infatti tra i suoi trionfi non si può tralasciare lo Scudetto conquistato dopo una grandissima annata e sopratutto quel Mondiale nel 2006, che rischiava di non giocare e successivamente l’ha reso protagonista grazie al rigore contro l’Australia, che ha fatto saltare dai divani tutta l’Italia, dove fino ad un secondo prima tutti erano convinti che Francesco volesse sfoderare la sua arma segreta, ovvero il famoso “cucchiaio”.

Il mondo del calcio adesso si inchina davanti ad un campione, ma sopratutto un uomo che al termine della sua ultima gara abbraccia i figli e la moglie come un imperatore dopo la conquista di una nuova terra, in uno stadio che piange insieme a lui e ricambia l’amore e il rispetto che il numero 10 ha sempre dimostrato durante la sua inimitabile carriera, del resto l’Olimpico lo sa bene…“C’è solo un capitano”.

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