Caso Moro: Antonio Nirta, nato a San Luca, in provincia di Reggio Calabria, l’8 luglio del ’46, e nipote del capo clan suo omonimo, morto a 96 anni nel 2015, torna a parlare dal suo paese
Il mio nome è famoso perché “sono coinvolto nella strage di via Fani”. Parole che ha detto il boss Antonio Nirta, detto ‘due nasi’, da San Luca, nel reggino, intervistato dal programma ‘le Iene’. Una ‘partecipazione’ – quella di Nirta a via Fani, ribadita in tv e su cui i commenti sui social non sono mancati – su cui la Commissione Moro e il suo presidente Fioroni, avevano già lavorato lo scorso luglio. Parole che, comunque, hanno riacceso le luci su un possibile coinvolgimento dell”ndrangheta nel caso Moro. E che, secondo quanto emerge da ambienti vicini alla Commissione, potrebbe portare anche a convocare lo stesso Nirta in audizione, all’interno delle prossime attività previste a San Macuto. In ogni caso, la figura di Nirta, è tuttora al centro del lavoro della procura di Reggio Calabria, e chiaramente le mosse dell’organismo parlamentare guidato da Beppe Fioroni, terranno conto del lavoro dei magistrati, evitando inutili sovrapposizioni. La scorsa estate, il Ris aveva, di fatto, già dato risposta positiva alla domanda se una foto uscita fuori dall’archivio del Messaggero, scattata subito dopo l’eccidio del 16 marzo del 1978, in via Fani, rivelasse la presenza del boss ‘ndranghetista, allora 30enne, sul luogo della strage della scorta e del rapimento di Aldo Moro. In quella occasione, proprio Fioroni, aveva detto che “grazie alla collaborazione dell’arma dei carabinieri, possiamo affermare con ragionevole certezza che in via Fani c’era anche l’esponente della ‘ndrangheta”. “Comparando quella foto con una del boss, gli esperti sostengono che la statura, la comparazione dei piani dei volti e le caratteristiche singole del volto mostrano una analogia sufficiente per far dire, in termini tecnici, che c’è ‘assenza di elementi di netta dissomiglianza'”, spiegava Fioroni. Ora Antonio Nirta, nato a San Luca, in provincia di Reggio Calabria, l’8 luglio del ’46, e nipote del capo clan suo omonimo, morto a 96 anni nel 2015, torna a parlare dal suo paese.