Reggio Calabria, la “svolta” autoritaria di Falcomatà: il Sindaco chiude l’ufficio stampa del Comune, terremoto a Palazzo San Giorgio

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Reggio Calabria, il Sindaco chiude lo storico ufficio stampa e trasferisce il responsabile in un altro settore scatenando un vero e proprio terremoto a Palazzo San Giorgio

palazzo san giorgio2Il Sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, ha deciso di chiudere l’ufficio stampa istituzionale del Comune e trasferire altrove il responsabile Pino Criserà. Una scelta che ha scatenato un vero e proprio terremoto a Palazzo San Giorgio, perchè l’ufficio stampa istituzionale esercitava le funzioni previste dalle leggi dello Stato e garantiva la pluralità dell’informazione a tutti i componenti del Consiglio Comunale.

Oggi, a denunciare quella che sembra a tutti gli effetti una “svolta autoritaria” da parte del primo cittadino, è proprio Criserà che ha diffuso una nota in cui spiega l’accaduto.

Nel mese di dicembre del 2015 ho fatto ritorno, su richiesta del Sindaco Falcomatà, all’ufficio stampa del Comune di Reggio Calabria, dove mi sono occupato della comunicazione istituzionale per molti anni, e avrei dovuto svolgere, nella qualità di responsabile del medesimo ufficio, le funzioni previste dalla legge n° 150/2000.

Sin da subito mi sono accorto che a Palazzo San Giorgio il Sindaco Falcomatà aveva provveduto a costituire un altro ufficio stampa, che non so se definirlo parallelo o in contrapposizione a quello previsto dallo statuto comunale utilizzando, per lo svolgimento della comunicazione istituzionale dell’Ente, giornalisti esterni assunti ai sensi dell’art. 90 del TUEL.

Paradossalmente gli scenari, riguardo la comunicazione istituzionale all’interno del Comune, si sono trasformate, oserei dire, in una rivoluzione Copernicana coniugata però al contrario: anziché essere l’organo ufficiale, previsto dallo statuto comunale a gestire la comunicazione istituzionale, questa funzione, sin dal mio insediamento, è stata invece esercitata, in modo dominante ed esclusiva, dai giornalisti dello staff del Sindaco Falcomatà a cui recentemente l’Amministrazione Comunale ha affiancato un dipendente interno iscritto all’ordine dei giornalisti.

Anche se l’orientamento dei giornalisti esterni era quello di gestire il mio ruolo e la mia persona a piacimento, queste loro ambizioni sono rimaste solamente dei propositi poichè la mia storia professionale non mi avrebbe sicuramente consentito di trasformarmi in un suddito o nel servo sciocco a disposizione di giornalisti che non solo non fanno parte dell’organico del Comune, ma che culturalmente e professionalmente, non mi potevano in alcun modo impensierire.

Che l’ufficio stampa dei giornalisti esterni avesse assunto i connotati dell’organo ufficiale dell’Ente, lo avevo facilmente compreso sia attraverso le procedure degli accrediti ai giornalisti in occasioni di inaugurazioni e visite ufficiali di personalità istituzionali sia dalle modalità di trasmissione dei loro comunicati agli organi di stampa che, nel primo periodo del mio insediamento, sono stati trasmessi utilizzando il logo del Comune con l’intestazione: “Città di Reggio Calabria Ufficio Stampa”.

Venuto a conoscenza di questo fatto, non ho esitato a stigmatizzare questo loro agire per la semplice ragione che questa procedura, qualificandomi come il destinatario di comunicati stampa, mi esponeva a responsabilità di legge che non mi appartenevano.

Coinvolgere, per giunta a mia insaputa, l’organo ufficiale dell’Ente e la mia persona per trasmettere comunicati stampa senza addirittura che venissero vergati, è stato un raggiro che mi ha lasciato basito perché consideravo il ricorso a artifizi di questa natura impensabili e inimmaginabili in una Amministrazione Comunale che ha sempre affermato la volontà di rispettare le regole.

Anche se dopo i miei rilievi i giornalisti esterni hanno provveduto a cambiare l’intestazione, i loro comunicati venivano trasmessi agli organi di stampa utilizzando il seguente indirizzo di posta elettronica: uffstampa@comune.reggio-calabria.it.

Poiché con il Sindaco Falcomatà non ho mai avuto nessun contrasto, in mancanza di elementi di certezza, presumo che i miei rilievi indirizzati ai giornalisti dello staff con lo scopo di sollevarmi da responsabilità che non mi potevo certamente addossare, e il fatto che non mi sono lasciato gestire come un suddito dai giornalisti esterni, ha generato dei malumori sia al Sindaco sia ai giornalisti dello staff e, un paio di giorni addietro mi è stato notificato, senza una preventiva quanto necessaria comunicazione, un ordine di servizio che mi destinava addirittura in una circoscrizione. Con questa operazione il Sindaco Falcomatà ha chiuso l’ufficio stampa del Comune rendendo praticamente inutile la presenza di un capo ufficio stampa.

Ciò che da questa vicenda mi preoccupa e m’indigna di più è il notare un incomprensibile accanimento nei miei confronti che dal paradosso si è spinto fino al parossismo, tenuto conto che dopo il trasferimento mi è stato negato persino il mio impiego professionale, essendo stato richiesto, presso un Assessorato e presso dei gruppi consiliari.

L’altro aspetto che mette in evidenza una procedura d’imperio riguarda il modo come l’ordine di servizio è stato predisposto. Anziché destinarmi in un settore e dare al dirigente la possibilità di decidere il mio impiego e utilizzo professionale in base alle sue esigenze, l’ordine di servizio ha persino scavalcato il dirigente del settore di destinazione.  

Dopo avere realizzato, su disposizione del datore di lavoro numerose ricerche dallo stesso pubblicate e avere contribuito a realizzare, durante i numerosi anni di attività trascorsi all’interno dell’ufficio stampa, progetti e iniziative di spessore come il Tg Web, il Radio Web e il giornale istituzionale “In Città”, oggi mi tocca subire il “confino” in una circoscrizione.

Poiché la gratitudine, diceva Aristotele, invecchia presto, adesso, come un noviziato, devo apprendere compiti e funzioni nuovi e diversi rispetto all’attività giornalistica che da circa trent’anni, quasi ininterrottamente, ho svolto all’interno del Comune. 

Non so, non essendo un operatore di diritto, se il personale esterno, assunto ai sensi dell’art 90, possa svolgere la comunicazione istituzionale dell’Ente senza una preventiva ricognizione, verifica e conseguente impiego e utilizzo dei giornalisti presenti all’interno del Comune, considerato che la magistratura contabile, in base  alle mie modeste conoscenze amministrative, ha chiarito con diverse deliberazioni che gli uffici di staff, costituiti in base art. 90, comma 1 del D.lgs n° 267, posti in diretta collaborazione con l’organo di vertice politico, non possono svolgere compiti di amministrazione attiva o comunque gestionali, così come sancito dal comma 3-bis del medesimo decreto. La loro costituzione, che è sempre eventuale e mai necessaria, consiste nel coadiuvare il vertice istituzionale, mentre la competenza gestionale è riservata alla struttura burocratica dell’Ente.

Nel corso della mia vita mi sono sempre sforzato di coniugare con equanimità la cultura dei diritti con la cultura dei doveri e di esercitare l’attività giornalistica con lo spirito di comunicare ai cittadini notizie senza mai aggredire e offendere nessuno. Chi svolge compiti e funzioni relative alla comunicazione istituzionale non deve mai contenere propositi destinati a creare nemici o contese. Anche perché l’uso di un lessico e di termini aggressivi non produce né consenso politico né consenso elettorale.

I grandi intellettuali del mio tempo, cui mi sono sempre ispirato, mi hanno portato ad acquisire la consapevolezza che si comanda con la forza e si dirige con intelligenza. Questo è quello che ho cercato di fare nel corso della mia oramai lunga attività professionale all’interno del Comune avendo gestito e coordinato importanti iniziative e progetti.

Quello che ho realizzato in questo periodo di permanenza all’interno dell’ufficio stampa, l’ho prodotto perché mi sono autoproposto con l’obiettivo di dimostrare le mie qualità professionali ed evitare che i detrattori, che in circostanze come queste sono sempre in agguato come “quel cane ch’abbaiando agogna e si racqueta poi che ‘l pasto morde”, potessero strumentalmente interferire sul mio trasferimento e addebitare alla mia persona la responsabilità di un ufficio stampa ridotto a rappresentare il nulla.

Anche se ho sempre temuto il moralismo dei falsi buonisti, al deus ex machina che gestisce la comunicazione istituzionale a Palazzo San Giorgio, cultore di un entrismo inutile e deludente, parafrasando qualche verso del poeta Maykovsky vorrei dire: al mulino tra i mugnai a girare le macine con l’acqua dei discorsi.

Nel ringraziarvi per l’ospitalità, vi auguro buon lavoro.

Pino Criserà, Responsabile ufficio stampa protempore del Comune di Reggio Calabria”

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