Di Pisa è convinto che “anche se il caso è ufficialmente chiuso” in realtà la verità “debba ancora venire a galla”. “Non c’è dubbio che qualcuno sappia e non vuole parlare“, spiega. Anche se la Procura ha insistito sulla colpevolezza di Jessica Pulizzi. “Per noi c’erano degli indizi concordanti e univoci, tanto è vero che abbiamo chiesto una condanna pesante in primo grado“, dice. Alberto Di Pisa ritiene che ci siano “dei complici“.
L’ex magistrato ricorda che arrivavano “numerose segnalazioni, ma hanno sempre dato esito negativo, ogni volta è stato fatto l’esame del Dna sulla bambina che si presumeva potesse essere Denise ma l’esito era sempre negativo“. Alla domanda se c’è qualcosa che si rimprovera di non avere fatto negli anni in cui ha coordinato l’inchiesta sulla piccola Denise Pipitone, Alberto Di Pisa risponde: “Tutto quello che abbiamo potuto fare, lo abbiamo fatto. D’altra parte, quando sono arrivato io, il processo era in fase di indagine. Ho chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio e il dibattimento“. Ma sottolinea che “gli errori sono stati fatti all’inizio, con le indagini fatte in maniera superficiale e confusa. Si è creato un caos. E poi c’è la famosa intercettazione tra le due sorellastre di Denise e tutte le menzogne dette sul giorno del sequestro. Gli indizi c’erano ma i giudici non li hanno ritenuti sufficienti“.
“Mi auguro che prima o poi la verità venga a galla – dice ancora Alberto Di Pisa – qualcuno molto vicino alla protagonista della vicenda sa. Noi abbiamo fatto tutto il possibile e l’impossibile, con le colleghe pm che si sono avvicendate, abbiamo seguito tutte le piste, ma non si è arrivati a nulla”. Alla domanda se ritiene che Denise sia ancora viva, resta in silenzio, poi dice con un soffio di voce: “Non lo so, ma certo che finché non si trova il corpo la speranza c’è sempre…”. (AdnKronos)