Reggio Calabria, Fsi-Usae: “parte la mobilitazione, i lavoratori hanno il diritto ad una giusta retribuzione”

StrettoWeb

Rinnovo del contratto dipendenti pubblici a Reggio Calabria. Fsi-Usae: “Parte la mobilitazione, i lavoratori hanno il diritto ad una giusta retribuzione”

E’ Iniziata a Reggio Calabria e provincia, la campagna di mobilitazione della Fsi-Usae nell’ambito della vertenza nazionale per rivendicare aumenti salariali adeguati per i lavoratori delle Pubbliche amministrazioni centrali e locali (in cui vanno comprese anche scuola e sanità) e la sottoscrizione delle relative petizioni. Una vertenza per cui la Federazione Sindacati Indipendenti aderente alla confederazione Unione Sindacati Autonomi Europei, chiede il coinvolgimento ed il sostegno di tutti i lavoratori delle pubbliche amministrazioni centrali e locali, ovunque essi operino. Ne ha dato comunicazione la Segretaria Territoriale della FSI USAE di Reggio Calabria Emanuela Barbuto, che ha rammentato che la Segreteria Nazionale Fsi-Usae ha rifiutato di sottoscrivere l’accordo intervenuto fra la Ministra Madia e la Triplice (giudicandolo inadeguato e, dal lato economico, scandaloso, un tradimento dei lavoratori) dichiarando aperta la vertenza ed espletando le relative procedure di raffreddamento del conflitto; di fatto aprendo la strada delle mobilitazioni regionali e locali. Giovedì inizia la prima fase della vertenza e sarà quindi posto in distribuzione il relativo materiale informativo in tutte le amministrazioni pubbliche di questa Provincia a cui faranno seguito le assemblee e le manifestazioni a carattere territoriale.

Emanuela Barbuto, Segretario Territoriale della Fsi-Usae di Reggio Calabria, a tale proposito ha dichiarato: “I lavoratori della pubblica amministrazione hanno il diritto ad una giusta retribuzione e alla possibilità di recuperare il potere di acquisto delle proprie buste paga. Fsi-Usae rivendica da subito, con questa tornata contrattuale, il riallineamento degli andamenti retributivi e contrattuali dei lavoratori delle pubbliche amministrazioni centrali e locali con quanto avvenuto per i lavoratori del lavoro privato e chiede aumenti  adeguati e indica una cifra che, al netto degli 80 euro di decontribuzione, si può quantificare in 250 euro medie pro capite. L’accordo sottoscritto lo scorso 30 novembre, fra la Ministra Madia e Cgil-Cisl–Uil (sottoscritto poi anche dalla Confsal) tradisce gli impegni precedentemente assunti anche dagli stessi soggetti con i protocolli del 2009, non prevede alcun aumento per il periodo 2013-2015 e prevede degli aumenti medi pro-capite di 85 euro  per il triennio 2016-2018, accordo che non mi sento di condividere. E’ dal 2010 che per i lavoratori delle pubbliche amministrazioni è in vigore il blocco delle retribuzioni (stabilito con il decreto legge 78/2010, prorogato con il dl 98/2011, norme richiamate dalle manovre finanziarie successive)  ma nel frattempo è intervenuta la sentenza della corte costituzionale n. 178 del 2015 che ha dichiarato la riaperture dei contratti a partire dal luglio 2015 e quindi nel pieno del triennio 2013-2015.

E, nello stesso periodo, i grandi contratti di categoria del settore privato sono già stati rinnovati almeno due volte: prima per il triennio 2010-2012 e poi per quello 2013-2015 con degli aumenti che si aggirano rispettivamente sui 100  e sui 130 euro. E sono contratti che sono stati firmati da  Cgil, Cisl E Uil. Questa vertenza pertanto sarà pure utopica per la scarsità delle  risorse messe a disposizione dal Governo ma non certamente demagogica. Anche perché, mentre per i suoi lavoratori piange miseria, quando si è trattato di andare incontro alle banche questo Governo ha messo sul piatto 20 Mld senza fiatare e senza un battito di ciglia”.

Condividi