Giornata della Memoria nell’impegno culturale e civile dei giovani dell’ITC G. Ferraris di Reggio Calabria

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Giornata della Memoria 2017 AuschwitzLa scuola attuale  è e deve sapere essere il campo dell’innovazione e della preparazione al futuro, con le app e il marketing…, ma anche  dell’impegno a diventare esperienza quotidiana  dell’educazione alla convivenza civile appresa tra i banchi e “allo sviluppo della coscienza storica e di appartenenza alla comunità locale, alla comunità nazionale ed alla civiltà europea” (L. 53/03), per l’educazione integrale degli studenti. Perché, come afferma  la D.S. prof. Giuseppina Princi “se dalla memoria storica può nascere una nuova coscienza civile dei giovani calabresi” occorre “educare a sapere andare  oltre la memoria”, imparare anche a “conoscere la Shoah e tutti i genocidi, per diventare testimoni  della verità storica e della dignità umana”.   Con questa idea appassionata, in occasione dell’annuale Giornata della Memoria proposta dalla Legge del Parlamento (n. 211/2000) e dalla tradizione della comunità scolastica, nell’ambito delle iniziative condotte dall’ITE G. Ferraris per favorire la crescita culturale e morale,  le competenze sociali degli alunni, anche attraverso l’ampliamento mirato dell’offerta formativa, vengono promosse organiche iniziative di studio, riflessione e confronto critico  sulla Shoah  e l’Ebraismo. In questo contesto, in collaborazione con l’Ufficio Diocesano per il Dialogo Interreligioso, martedì  31 gennaio ore 11.00-13.00 in Aula Magna la Scuola offre l’opportunità di dialogo dal vivo per gli  Studenti delle Cassi I-II-III-IV, a cura del Rav dott. Umberto Piperno,  rabbino capo della Comunità Ebraica di Napoli, sul tema: Dalla memoria dell’antisemitismo e della Shoah al dialogo ed alla speranza per  il nostro tempo. Chi sono gli Ebrei? Storia, cultura, fede, valori.    Come di consueto si è svolto anche quest’anno un momento di valore altamente simbolico venerdì 27 Gennaio, alle ore 11,54 (nella ricorrenza della liberazione di Auschwitz), quando al suono della campanella guidati dai Docenti in servizio, tutti gli alunni sono stati chiamati a meditare il brano di P. Levi “Se questo è un uomo”, altri testi proposti dai Docenti  e dagli Studenti stessi, per discutere sulle “leggi razziali” e sui genocidi, riflettendo sui grandi valori della Costituzione Italiana e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.   Perché continuare senza stanchezza o indifferenza questo viaggio nella memoria storica e nella geografia della coscienza dell’umanità, che passa da Auschwitz a Ferramonti di Tarsia,  alla Sinagoga di Bova Marina a Gerusalemme…? In ragione della forte convinzione del dovere etico di raccontare i tragici fatti e “la banalità del male” (H. Arendt) alle nuove generazioni,  spiegando  con franchezza che “chi non conosce  il passato è condannato a ripeterlo”. A motivo della sua valenza formativa, questa esperienza viene riproposta dentro il percorso di Educazione alla interculturalità, al dialogo interreligioso, alla Cittadinanza attiva-responsabile ed alla legalità anche per un Istituto tecnico mirante alla riqualificazione delle abilità nelle nuove professioni. Nelle trasformazioni del sistema scolastico per essere all’altezza dei tempi e dei bisogni dei giovani e delle famiglie, solo un progetto formativo  aperto al mondo  e al territorio reggino, che sia fondato  sulla conoscenza non ideologica del novecento e delle nostre radici, attraverso le figure significative delle testimonianze  coraggiose dei “Giusti” (come il reggino Gaetano Marrari o i giovani della Rosa Bianca), può fare sviluppare le competenze sociali per maturare la cultura dell’impegno civile e del cambiamento sociale.   Così l’Istituto Galileo Ferraris, si propone di  formare a non dimenticare nessun genocidio e nessun tipo di discriminazione, per imparare ad affrontare consapevolmente le difficili sfide attuali, tutti i fondamentalismi esasperati degli ultimi tempi a livello mondiale fino al terrorismo globale e alle stragi intolleranti che stanno insanguinando anche l’Europa. Rimanendo consapevoli della responsabilità pubblica nel ruolo di istituzione educativa di interrogarsi su come i giovani “escono” trasformati o indifferenti dagli incontri, conferenze, film e iniziative talora enfatiche di questi giorni, come imparano a superare la fase delle emozioni e le celebrazioni rituali, se  stanno  davvero cambiando nei saperi e nelle menti e che uomini e donne si stanno aiutando a crescere. Preoccupandosi  seriamente di come ritornano a casa e alle abitudini quotidiane, alle loro relazioni più capaci di fondarle sul rispetto di tutti, sul diritto, sulla ragione, sulla speranza e sulla ricerca del bene comune.

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