Gli investigatori ritengono che il boss Messina Denaro latitante da quasi 30 anni, attraverso le imprese sequestrate, era in grado di condizionare gli appalti nella zona del Trapanese
Sono settanta gli uomini della Polizia di Stato di Trapani, di Palermo, di Mazara del Vallo e di Castelvetrano impegnati nell’operazione. L’indagine ha confermato “i saldi contatti tra il clan mafioso di Mazara del Vallo, retto da Vito Gondola, e quello di Castelvetrano e ha svelato gli accordi per spartirsi gli appalti sotto le direttive del latitante Messina Denaro – dicono gli inquirenti – al quale Gondola si rivolgeva per dirimere le varie controversie insorte. Le imprese sequestrate erano direttamente controllate dalle famiglie mafiose attraverso prestanome“.
Tra gli undici arrestati all’alba di oggi anche il figlio del boss mafioso Mariano Agate. Epifanio Agate gestiva due società che lavoravano nel settore del pesce. Il padre, Mariano, morto nel 2013, era stato condannato all’ergastolo per la strage di Capaci. Nel 1985 era stato condannato all’ergastolo per sette omicidi, tra cui quelli del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto e del sindaco di Castelvetrano Vito Lipari. Per quest’ultimo omicidio fu assolto in Cassazione nel 1993. Agate era considerato uno degli uomini di riferimento di Totò Riina. Arrestato nel 1990, nel 2004, nonostante si trovasse già in regime di carcere duro, Mariano Agate era stato coinvolto in un’indagine per aver fatto arrivare ordini al figlio Epifanio.