A Reggio Calabria incontro con il giovane poeta cosentino Saverio Bafaro

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poesiaNell’ambito degli Incontri con l’Autore, l’Associazione  Culturale Anassilaos -Sezione Poesia “Gilda Trisolini” – propone un incontro con il  giovane poeta cosentino Saverio Bafaro che si terrà venerdì 2 dicembre  alle ore 17,00 presso il suggestivo spazio dello Show Room Laruffa-Luppino (via del torrione n.75 Reggio Calabria). Al centro della manifestazione la presentazione della silloge poetica “Poesie del Terrore” edita da “La Vita Felice” con la prefazione di Roberto Deidier. Il volume è arricchito da sette  tavole a colori di Piero Crida. All’incontro, introdotto dalla Prof.ssa Pina De Felice, Responsabile Poesia Anassilaos, interverrà la prof.ssa  Francesca Neri e l’Autore. La  letture di poesie scelte dell’opera è invece affidata ai Poeti e Amici del Lunedì di  Anassilaos. Saverio Bafaro nasce a Cosenza nel 1982. A Roma, presso «La Sapienza», diventa dottore in Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione, e attualmente sta specializzandosi in psicoterapia. Nel 2001, il Premio «Città di Scalea» pubblica la sua prima silloge di testi poetici. Tra i suoi libri successivi si segnalano: Poesie alla madre (Rubbettino, 2007) ed Eros corale (2011), disponibile in formato e-book sul sito www.larecherche.it.  Sue opere sono inoltre apparse all’interno di antologie poetiche, di rubriche come Lo Specchio de «La Stampa», a cura di M. Cucchi, e di riviste letterarie come «Capoverso» e «Poeti e Poesia», di E. Pecora. Come scrive Roberto Deidier nella sua prefazione “«Oscuro», in tutte le sue diverse accezioni, declinazioni, sfumature, è un termine ricorrente nel lessico poetico di Saverio Bafaro: la sua presenza circoscrive uno spazio dominato dall’ambiguità, ma non nel senso di sollevare incertezze, quanto in quello di stabilire, tra i suoi elementi tenebrosi e il soggetto che si dispone ad attraversarli, una duplice corrente. L’io si carica di quell’oscuro che teme e che può generare il «terrore» di queste poesie, ma diviene anche una possibile e autonoma sorgente di terrore”. “Il tema che i versi di Bafaro ci chiedono di condividere – scrive ancora il prefatore –  non si dispone quindi all’insegna dell’univoco; il poeta invoca invece «la bellezza che confina con la paura», avvertendoci di fatto che non v’è cesura, iato, ma contiguità tra i due opposti. […] Non ci sono punti cardinali, nella topografia lirica ed espressionistica di Bafaro, non ci sono latitudini o longitudini: ancora una volta, per essere ammesso a una verità, il soggetto deve accettare la perdita e lo smarrimento. Deve, cioè, camminare nella non poeticità del suo presente, del suo groviglio d’inferno. Per orientarsi ha soltanto se stesso e la poesia, che dà voce a buie profezie. […] La rivelazione è ciò che impedisce a Bafaro di fare del terrore, nucleo tematico privilegiato di questa raccolta, uno straordinario, seppure inquietante veicolo percettivo. Il tema diviene invece una cornice, una prospettiva, un suggestivo brainframe. La realtà nel terrore, il terrore nella realtà: per questa via, le poesie di questo libro disegnano una geografia ulteriore, intima e relazionale”.

 

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