Controlli venatori: la Calabria maglia nera d’Italia

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Per fortuna che negli ultimi tempi sono ripresi i servizi antibracconaggio da parte della Polizia Provinciale di Cosenza a gettare un po’ di luce sulla tutela della fauna selvatica, tema sul quale la Calabria, insieme alla vicina Sicilia, porta certamente la maglia nera d’Italia. Grazie a Dirigenti preparate e motivate, nonché all’impegno ed alla professionalità degli uomini in forza al Distaccamento di San Giovanni in Fiore ed al Reparto di Cosenza, infatti, la Polizia Provinciale cosentina è riuscita negli ultimi giorni a porre un freno alle dilaganti attività di bracconaggio, perpetrate ai danni della fauna selvatica migratrice anche da cacciatori provenienti da fuori regione. In sei distinte operazioni sono state denunciate altrettante persone sorprese a delinquere, in quanto esercitavano l’attività venatoria con mezzi non consentiti o contro specie protette. Sequestrate diverse armi, centinaia di munizioni e la fauna illecitamente abbattuta. “Al Presidente facente funzioni della Provincia di Cosenza, Avv. Graziano Di Natale, il CABS intende esprimere vivi apprezzamenti per la ripresa, dopo un lungo periodo di assenza, delle attività antibracconaggio volte a ristabilire la legalità.

Evidentemente egli – sostiene il CABS – ha saputo adeguatamente motivare, anche con significative dichiarazioni rilasciate agli organi di stampa, gli agenti provinciali affinché potessero predisporre, organizzare ed eseguire importanti interventi a difesa dell’inestimabile patrimonio faunistico dello Stato”. L’invito del CABS è che queste encomiabili attività possano proseguire senza sosta fino al termine della stagione di caccia, nell’attesa e nella speranza che la Regione Calabria si decida finalmente a definire per l’intero territorio calabrese un percorso serio ed univoco in tema di vigilanza venatoria. Se infatti bene si può dire della provincia cosentina, altrettanto non si può fare delle altre province calabresi: se nulla trapela, infatti, dalle provincie di Catanzaro, Vibo Valentia e Crotone, dove sembrerebbe che siano inesistenti problematiche di questa natura, ci pensa Reggio Calabria a portare alta, come sempre, la bandiera dell’illegalità. Qui infatti la situazione della fauna è drammatica, con controlli venatori del tutto inesistenti nel 90% del territorio provinciale. I pochissimi interventi di cui si è avuta notizia negli ultimi giorni rappresentano le classiche “gocce nel mare”. Eppure ci risulta – sostiene il CABS – che in tutta la regione centinaia di alloggi siano stati in questo periodo affittati a cacciatori provenienti da fuori regione, in particolare dalla provincia di Brescia, per poter approfittare delle gravissime carenze negli apparati di controllo. Cosi come risulta che imprenditori turistici senza scrupoli offrano pacchetti turistici “All Inclusive”, con tanto di accompagnatori in aree dove c’è la certezza dell’impunità. Senza contare quanto accade nell’alta Locride e nella parte meridionale della provincia di Catanzaro, a Guardavalle come a Badolato e Santa Caterina dello Ionio, dove in questo periodo vengono impunemente catturati per consumo alimentare migliaia di ghiri, piccoli mammiferi protetti.

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