Reggio Calabria, pillole di storia: “U stratuni”

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“U stratuni, questo è il nome col quale i popolani chiamano la via principale della città di Reggio Calabria, la quale durante il Regno delle Due Sicilie era denominata corso Borbonio mentre dopo l’unità d’Italia assunse il nome di Giuseppe Garibaldi, questa si snoda da nord a sud”. Lo afferma in una nota il Presidente del circolo culturale regno delle due Sicilie cardinale Ruffo di Calabria , Dr. Antonio Pizzi.

Diamo questa indicazione orientativa perché è la continuazione della via Popilia, diramazione della via Appia, arteria che partiva da Capua e aveva il suo terminale a Regium. Questo percorso, il cui nome “via Poilia o via Annia” era un’importante strada romana costruita nel 132 a. C. e congiungeva stabilmente Roma con la “Civitas Faederata Regium”, resti di questo antico complesso si sono scoperti nell’attuale piazza Vittorio Emanuele. Tale via divide in due la città, parte da piazza Giuseppe De Nava e termina al ponte sul Calopinace oltre il quale s’intravede il cono dell’Etna o Mongibello. Il secondo nome è quello popolare formato dalla commistione di due vocaboli, uno italiano “monte” e l’altro arabo “gebel” che hanno lo stesso significato, monte, da ciò è tratto il nome Mongibello”.

“Per facilitare la descrizione di questa importante arteria partiamo dal sud ovvero dal torrente Calopinace dal greco “calos bello” e “pinake vista”. In un piazzale poco più in basso, in cui ora sorge la sede delle poste ferrovia, in tempi passati si svolgeva il mercato e si commerciavano anche animali vivi, mentre risalendo il corso della fiumara, all’altezza della chiesa di San Pietro, durante le festività di questo Santo, si teneva nel suo greto la fiera annuale del bestiame. Tornando sul corso continuando verso nord si apre la piazza della Stazione Centrale. Nel 1866 si costruì la stazione e si diede il via alla linea ferrata jonica, il primo tratto raggiunse Lazzaro per poi proseguire per Taranto. Mentre nel 1881 si fece il collegamento con la Stazione Succursale e la tratta per Reggio Marittima, nel 1884 si realizzò la linea fino a Villa San Giovanni. La Stazione Centrale è amorevolmente ricordata perché nel 1970 fu occupata da parte di un nutrito gruppo di cittadini e da qui ebbe inizio fa famosa “Rivolta di Reggio Calabria”; ciò avvenne perché alla Città venne negata la sede del Capoluogo di Regione”.

“A proposito di ferrovia vogliamo parlare di un personaggio, nostro concittadino, il quale si distinse per le sue idee d’imprenditore e la capacità d’iniziative che diedero lustro alla nostra Comunità. Questi è Rodolfo Zehender, ingegnere, nato a Reggio Calabria il 14.07.1862 il quale come si dice in gergo popolare “si fece da solo”. L’origine della sua famiglia è svizzera. Il padre Giovanni, proveniente dalla Spagna dove era presso la Corte del Re, fu trasferito nella Calabria Ulteriore e precisamente nel suo Capoluogo Reggio Calabria dove assunse la direzione dell’Intendenza di Finanza, sposò Maria Grazia Raho ed ebbero molti figli. Quindi crebbe in questa famiglia patriarcale fino alla morte del genitore quando lui era in giovane età assumendo parte del carico di responsabilità. Nel 1906 fondò la “Riunite di Elettricità” e fu precursore in tutto il meridione, a seguito del terremoto del 1908 buona parte degli impianti furono distrutti ma con grande caparbietà li ricostituì. Quindi diede vita alla “Zehender & C.” con sede a Palmi e installazioni anche a Bagnara e Scilla fornendo a queste cittadine energia elettrica per l’illuminazione. Il suo impegno non si fermò a Reggio Calabria ma si espanse in provincia di Salerno precisamente a Casoletto Spartano dove eseguì il complesso della “S.I.E.B.”, fondò in Aspromonte la “Società Idroelettrica Vasì” per l’illuminazione di quella zona. In fine fondò la “Società Tranvie Elettriche Reggine”, fece costruire una centrale termoelettrica in via Possidonea e altra a carbone nella rada Giunchi. Fu presidente della “Società Forestale delle Calabria” fino alla morte che avvenne nel 1930 all’età di 66 anni”.

“Proseguendo si arriva alla Villa Comunale sorta come giardino botanico con annessa stazione sperimentale. Quindi andando avanti si arriva a piazza del Duomo dove sorge la Chiesa Matrice la quale è stata ricostruita dopo il devastante terremoto del 1908. Della vecchia Cattedrale esistono ancora il campanile e la splendida Cappella del Santissimo. Inoltre, stabilita con Bolla Pontificia, è stata elevata a dignità di Basilica Minore. La Chiesa di Reggio, una delle più antiche, si gloria della venuta di San Paolo. Andando avanti vi è palazzo Vitrioli, questi era un fervido latinista e poeta, scrisse, tra l’altro, un poemetto che rievoca le emozioni della caccia al pesce spada nello Stretto tra Scilla e Cariddi. Poco oltre vi è piazza Camagna con la statua monumentale eretta nel 1924 all’omonimo avvocato e deputato. I cittadini con una sottoscrizione finanziarono il tutto. Oltre vi è palazzo Nesci il cui casato annovera tra l’altro un Gran Priore dei Cavalieri di Malta. Tale costruzione durante il terremoto del 1908 non subì nessun danno alle infrastrutture. Ancora oltre, in piazza Italia si affacciano il Palazzo del Governo, Palazzo Foti sede del Consiglio Provinciale futura sede del Consiglio della Città Metropolitana e Palazzo San Giorgio sede del Consiglio Comunale. Di fronte a palazzo San Giorgio, lungo il corso, sorgeva il Regio Teatro Borbonio oggi Teatro Comunale. Ancora avanti vi è il Tempio della Vittoria consacrato a San Giorgio edificato a ricordo dei caduti della Grande Guerra. Oltre vi è via Giulia, strada dove in una torre abitava Giulia figlia dell’imperatore Augusto, qui esiliata; tale costruzione venne demolita nel 1783. Andando avanti si arriva a un incrocio dove guardando sulla sinistra s’intravede il viale Genoese Zerbi con sullo sfondo uno stupendo scorcio dello stretto. Dulcis in fundo si completa il tragitto a piazza De Nava dove troneggia la statua del Senatore, mentre di fronte domina il magnifico palazzo Piacentini sede del Museo Nazionale della Magna Grecia. Fra importanti e unici reperti archeologici sono esposti gli incommensurabili Bronzi di Riace. Qui finisce “u statuni”, il Corso Borbonio o Garibaldi, ognuno lo chiama come più gli aggrada ma ricordando che la citta di Reggio Calabria ha l’onore di essere citata anche nei Vangeli, era il terminale di una strada importante “via Popilia o via Annia” e che nei suoi giardini cresce una pianta unica al mondo, il bergamotto, dal turco “Ber Gamuti” (pero di Dio)”.

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