Reggio Calabria, Cannizzaro: “il Prefetto ci ha indicato la strada. Non colpevolizziamo il territorio ma impariamo ad ascoltarlo”

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“Non cadiamo nella trappola di colpevolizzare un intero territorio nel nome della ‘ndrangheta, troppe volte, siamo stati tacciati come tutti mafiosi, e se oggi siamo proprio noi a confondere la parte sana con  quella malata, allora non troveremo mai la strada maestra da percorrere. Archi è un quartiere di Reggio Calabria come altri che, sicuramente in passato ha vissuto periodi tristi e drammatici, così come altri quartieri ha visto, e vede, un’attività maggiore di quella malavita organizzata che ferisce quotidianamente la nostra amata Città. Ferisce, non uccide. Ma Reggio ad oggi non è una città persa e questo lo si deve a tutte quelle anime della comunità sane, comprese quelle di Archi, che hanno speranza  e fiducia nelle istituzioni e nel prossimo. E se queste persone oggi lanciano un grido d’aiuto, civilissimo e legittimo, verso una problematica che quotidianamente li affligge come le “scorribande” di molti immigrati, le istituzioni, la politica e chi si occupa di vita sociale vera, hanno l’obbligo di ascoltarli e, soprattutto, di aiutarli. Quelle famiglie che ogni giorno si prodigano per Archi e per Reggio Calabria, che lavorano e producono servizi sul territorio, che educano i propri figli all’onestà ed al rispetto verso il prossimo, oggi devono essere tutelate, perché senza di loro saremmo veramente persi. Guai se la politica ascolta e segue quelle voci che non vengono dal territorio, guai alla spettacolarizzazione  del dramma immigrati, guai all’utilizzo dei problemi atavici della nostra terra per visibilità e notorietà, soprattutto televisiva”, scrive in una nota il capogruppo del Cdl in consiglio regionale, Francesco Cannizzaro. “Non abbiamo alzato muri per gli immigrati –prosegue– non alziamoli adesso per i nostri quartieri e non pretendiamo da chi ci abita l’assurdo silenzio di chi deve subire senza reagire alle “pretese” del più forte. Dobbiamo sentirci tutti abitanti di “Archi”, e seguire l’esempio del Prefetto Di Bari, recarci sul posto per vedere, sentire, ascoltare quelle voci che parlano di problemi reali, senza cadere nella tentazione di esprimere accademici concetti che fino ad oggi hanno solo prodotto “danze” mediatiche. Ma nello stesso tempo agire tempestivamente così come ha fatto ieri il dottor Di Bari che ha revocato la misura di accoglienza a 22 immigrati richiedenti  asilo per episodi di violenza del centro di Gambarie. Di questo ha bisogno la Calabria: non sentirsi abbandonata. Due sono le parole d’ordine: dignità per gli immigrati, sicurezza per i cittadini, anche se risiedono ad Archi“, conclude.

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