Reggio Calabria, Cafiero de Raho: “senza il sì della ‘ndrangheta non si costruisce nessun immobile”

StrettoWeb
LaPresse/Adriana Sapone

“La citta’ e’ controllata in modo cosi’ profondo che anche la manutenzione di un immobile privato impone il ricorso a soggetti che secondo la ‘ndrangheta possono lavorare in quel quartiere. Dall’indagine Araba Fenice emergeva che un lavoro idraulico, o di pittura puo’ essere fatto solo da un soggetto che la ‘ndrangheta dice che puo’ lavorare o il lavoro non si fa”. Questo il quadro tracciato dal procuratore capo di Reggio Calabria Federica Cafiero De Raho che in audizione in Antimafia ha ricordato gli sviluppi delle ultime inchieste giudiziarie. In particolare il procuratore ha ricordato l’operazione che nel marzo scorso ha portato all’esecuzione di una ventina di custodie cautelari partita dall’esplosione in un bar in via di ristrutturazione. I magistrati hanno accertato come l’apertura di quel bar avesse determinato una guerra tra esponenti di ‘ndrangheta, “con un interessamento di soggetti diversi, ma con la preminenza di Giorgio De Stefano, che emerge dall’indagine come soggetto di riferimento” che “deve dire l’ultima parola pure sull’apertura di un bar”.

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