Mafia, blitz a Palermo: ecco come i boss cercavano l’aiuto di Messina Denaro

StrettoWeb

Quelli di San Giuseppe Jato chi min… sono! Se gli dà ordine quello … quello di là, Messina Denaro, se gli dà ordine quello, questo deve fare quello che dice quello!”. Pensavano di rivolgersi alla primula rossa di Castelvetrano i boss ‘perdenti’ di Monreale. Intercettati dalle cimici dei carabinieri del gruppo di Monreale, che oggi hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 16 persone, i boss ragionavano sul da farsi. Onofrio Buzzetta, braccio destro dell’ex capofamiglia Giovan Battista Ciulla, fuggito a Tolmezzo per evitare di essere ucciso, era già stato avvisato. “Sono autorizzato ad ammazzarti pure ora” gli aveva detto il nuovo reggente, Francesco Balsano, puntandogli una pistola in bocca. Perché per i membri del ‘clan perdente’, Ciulla, Buzzetta, Benedetto Isidoro Buongusto e Antonino Serio i vertici del mandamento di San Giuseppe Jato avevano decretato punizioni esemplari. A Buongusto avevano recapitato una testa di capretto con una pallottola da caccio e un biglietto di minacce, poi era arrivata la spedizione punitiva: un vero e proprio pestaggio che lo aveva costretto in ospedale. Così in una conversazione intercettata dai carabinieri spunta il nome del superlatitante. L’ipotesi era quella di far giungere tramite terze persone una richiesta di intervento a Messina Denaro per dirimere la situazione con gli esponenti del mandamento di San Giuseppe Jato. Alla fine Buzzetta chiese un incontro con Rosario Lo Bue, capo mandamento di Corleone e da lui ottenne la protezione necessaria ad aver salva la vita. Il resto lo fecero i carabinieri che il 6 marzo del 2015 arrestarono Balsano per detenzione illegale di una pistola automatica calibro 7,65 e relativo munizionamento. La trovarono durante una perquisizione domiciliare nella sua abitazione e fecero scattare le manette. Stroncando sul nascere l’ascesa del nuovo boss di Monreale, al vertice della famiglia per appena dieci giorni: dal 25 febbraio del 2015, quando la sua investitura fu decisa durante un summit di mafia in un capannone nelle campagne di Monreale, al 6 marzo di quello stesso anno. (AdnKronos)

Condividi