In Calabria si è svolto l’attivo dei quadri e dei delegati delle telecomunicazioni

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Alla presenza di circa 50 delegati Rsu/Rsa provenienti da tutte le province della Calabria e dei dirigenti sindacali delle aziende del settore telecomunicazioni Telecom, Vodafone, Wind, Sielfe, Telecontact, Almaviva Abramo CC, System House, Comdata, Call&Call, Visiant, EuropeAssistence, Eurocall, Planet Call si è svolto  “Attivo quadri e delegati delle telecomunicazioni. La difficile fase del rinnovamento CCNL tra vertenze e crisi di settore”.  L’incontro, organizzato dalla Slc Cgil Calabria e svoltosi al Grand Hotel Lamezia,  per confrontarsi sul difficile momento in cui si colloca il rinnovo del contratto nazionale del settore comunicazioni e preparare le prossime iniziative che verranno messe in atto dal sindacato. I lavori sono stati aperti dal segretario generale della Slc Cgil Calabria, Daniele Carchidi: «La strada per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro delle telecomunicazioni è in salita e piena di ostacoli» – ha dichiarato il segretario sottolineando come «I peggioramenti legislativi derivanti dal Jobs Act, messo a punto dal Governo, hanno colpito i lavoratori del settore e colpiranno ancora. Nel frattempo Telecom ha disdetto gli accordi e azzerato le contrattazioni di secondo livello, senza contare tutte le gare al massimo ribasso. Mentre sono 2500 i lavoratori di Almaviva che hanno perso il lavoro. In questo contesto è sempre più difficile raggiungere un’intesa con le parti datoriali». All’incontro ha preso parte anche Martina Scheggi del Dipartimento Telecomunicazioni Slc Cgil Nazionale: «La disdetta degli accordi da parte di Telecom Italia è di una gravità assoluta, specie sotto rinnovo contrattuale. Telecom Italia è l’azienda più grande e importante del settore. Una decisione di questo genere pregiudica l’intera trattativa per il rinnovo. Inoltre bisogna regolare il settore dei call center. La clausola sociale è uno strumento valido che da continuità occupazionale ai lavoratori, a volte con grandi sacrifici, ma se non riusciremo a responsabilizzare i maggiori committenti del settore il problema non verrà mai risolto. Bisogna costruire le condizioni affinché le gare vengano fatte non sull’abbassamento del costo del lavoro ma sulla qualità dei servizi erogati. Solo così si potrà rendere stabile un settore quale quello dei call center che occupa in Italia 80 mila lavoratori».

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