Archivio di Stato di Reggio Calabria: successo per l’apertura straordinaria dei depositi per le Muse

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Un successo per un vero e proprio evento quello che si è tenuto domenica scorsa nelle –segrete- dell’archivio di stato di Reggio Calabria. Un appuntamento unico ha ribadito Giuseppe Livoti – presidente del sodalizio reggino, poichè per la prima volta si può entrare a conoscere gli ambienti aperti solo ai funzionari e dipendenti dell’archivio: zone mai viste che danno una idea del lavoro autentico di chi conserva con amore, tenacia e passione la nostra storia. Il “Laboratorio delle Arti e delle Lettere – Le Muse” di Reggio Calabria continuando la sua programmazione nell’ambito dell’anno sociale 2016/2017 ha animato così spazi ed ambienti sotterranei dell’archivio poiché la direttrice Mirella Marra ha voluto che la città intera capisse il ruolo e la funzionalità di tale realtà, vero e proprio presidio culturale. Un viaggio iniziato dalla Marra tra le carte, quelle stesse carte che all’indomani del terremoto del 1908 l’allora direttore Salvatore Blasco dopo la scossa alle 5 del mattino, andò a controllare presso la sede del tempo ospitata all’interno del Palazzo della Provincia ubicato allora in via Foti.

Questa è passione dice la direttrice, la stessa che ancora oggi anima il mio lavoro. Assaggi di Km di storie conservate tra alte scaffalature ed ambienti grandi ed accattivanti sono stati così commentati e tra le carte mostrate un foglio di Corale del 1420 ed ancora atti notarili poiché proprio i notai hanno scandito la vita amministrativa della città e della società. Tante le esemplificazioni di protocolli con fogli cuciti a mano aventi come copertine vecchie pergamene. Ed ancora il Codice dei privilegi della città di Reggio del 1585, raccolta di concessioni date dai sovrani con descrizioni di franchigie sul grano, sulla seta ed ancora varie protezioni fiscali da parte del governo centrale durante il periodo angioino aragonese. Tanti i segni convenzionali descritti nei documenti, segni tachigrafici utilizzati per descrivere i vari atti. E poi atti dall’età spagnola approdando al periodo dopo il terremoto del 1783 fino all’acquisizione del governo con la Cassa Sacra che requisisce anche i conventi. Un esempio è quello di San Francesco, ricostruito dal D’Afflitto nel 1557 ed un tempo costruito insieme ad una bellissima chiesa abbattuta durante la trasformazione in carcere minorile alla fine dell’ottocento. Furono abbattute così le 12 cappelle dopo il 1870. Tale struttura conferma la Marra non la conosce nessuno. Non si può non dimenticare la nostra storia, quella delle preesistenze. Ed ancora inediti durante questo percorso, campionature di tessuti di fine ottocento per gli abiti dei carcerati con tanto di ceralacca ed ancora l’apertura di atti notarili vere e proprie opere d’arte tra parole e disegni che hanno fatto immaginare il grande potere evocativo della scrittura. L’Archivio di Stato va protetto e mantenuto così come l’attività delle associazioni come Le Muse: questo l’appello dello storico, giornalista mons. Antonino De Nisi, gli amministratori devono dare una sede stabile all’archivio ed incentivare l’operato culturale come quella promossa da Livoti”, ha concluso.

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