Reggio Calabria: bimba diabetica rifiutata dagli asili, le parole di un papà

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“È di questi giorni la notizia della piccola bimba diabetica rifiutata dagli asili, ma credo sia solo l’ultima notizia che da in maniera palpabile il grado di precarietà che si vive in questo paesazzo, perchè per chiamarlo città e sopratutto metropolitana, è un’eufemismo. Nel futuristico 2016 è impensabile che ancora ci si debba avvilire affinchè un figlio, che non rientra nei canoni della superficialità in cui viviamo,  possa godere di un diritto. Avere il diabete o altre disabilità sarebbe molto più naturale se solo ognuno di noi vivesse con il cuore. Avere in classe un bambino con diabete vuol solo dire entrare dentro la vita del bambino in maniera più profonda al fine di percepirne non solo l’emozione di un bel voto ma anche quell’occhietto che perde vivacità, quelle goccioline di sudore intorno agli occhi, quelle occhiaie che fanno capolino in maniera subdola e per le quali basterebbe solo una carezza per ricordare al bambino di misurare la glicemia. Basta solo questo,si. Perchè un bimbo con il diabete è già un bimbo maturo,un bimbo che gioca,studia,fa i capricci e viene sgridato come chiunque altro,ma che conosce se stesso in maniera più profonda di un bambino della sua età,un bambino responsabile che sa che deve interrompere un gioco per misurare la glicemia: magari bisogna solo ricordarglielo, perchè un bambino che gioca è un bambino che gioca”, è quanto scrive in un papà Giovanni Zampaglione. “Un bambino con diabete – prosegue– è molto più maturo di chi la maturità la ha certificata da un diploma o da una laurea appesa al muro che può si certificare gli studi ma che non può dare la sensibilità, quella è innata. Basta, smettetela di emozionarvi e fare i buonisti quando una notizia del genere ci si mette davanti,una notizia tale dovrebbe non essere letta perchè offrire l’accoglienza in questa o quella struttura dopo un’umiliazione del genere che una famiglia subisce, è solo un ulteriore modo di apparire belli davanti allo specchio delle mie brame. Essere maestro – aggiunge– di un bambino con il diabete vuol dire trasmettere sicurezza ai genitori che il proprio bambino verrà trattato come tutti gli altri e nel contempo avrà un angelo custode supplementare che veglierà con discrezione su quella subdola occhiaia che compare sul viso ed a cui una carezza ridarà colore. Il genitore di un bambino con il diabete rimane in silenzio ad osservare il proprio figlio,lo osserva per vestire questo nuovo abito, gli sta vicino con discrezione e sicuramente non andrà mai dalla maestra a farla sentire responsabile per un calo di zuccheri,ma la farà sentire parte di un team di cui dovrebbe far parte tutta la società. Un genitore di un bimbo diabetico è un genitore che ha imparato a pedalare prima del proprio figlio,che gli insegna a correre con quella bicicletta,anche se ogni tanto sbanderà. Ma se tutti voi pedalerete con noi,quella bici sarà sempre in equilibrio ed a noi serve solo questo,che voi ci aiutiate a pedalare sorreggendo le nostre sbandate,ci basta sapere che c’è una mano pronta a sorreggere il nostro bambino anche quando sara lontano dal nostro sguardo. Perchè i nostri bambini devono vivere“, conclude.

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