Terremoto: 200 anni fa nel Regno delle Due Sicilie sistemi antisismici migliori di quelli attuali

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Il terremoto abbattutosi sul centro Italia è stato devastante, adesso è fondamentale mettere in sicurezza le zone a rischio. La soluzione potrebbe risalire a 200 anni fa

LaPresse/Manuel Romano/NurPhoto
LaPresse/Manuel Romano/NurPhoto

Siamo ormai al terzo giorno dopo la forte scossa di terremoto che ha colpito il centro Italia provocando la distruzione di diversi comuni, come quello di Amatrice in cui è stato rinvenuto il più alto numero di vittime. L’opinione pubblica è stata monopolizzata da questo tema grave e preoccupante, in particolare per quanto riguarda ciò che ancora deve avvenire.
C’è paura nel cuore delle vittime quanto in quello di chi ha sentito la terra tremare per fortuna in modo non grave; c’è paura in quanti hanno vissuto il dramma in passato e in quanti del terremoto hanno soltanto sentito parlare, prendendo parte al dramma grazie ai servizi degli inviati.
La previsione dei terremoti, purtroppo, è la grande sfida ancora da vincere dei geologi, dei sismologi e di tutti gli esperti che si occupano di studiare il nostro pianeta. Altra sfida, decisamente più sostenibile, è quella che invece interessa architetti e ingegneri che sono stati allertati dall’urgenza di trovare sistemi di costruzione antisismica efficaci sia per ricostruire dalle macerie i luoghi distrutti, sia per mettere in sicurezza i tantissimi luoghi a rischio.

architettura borbonica antisismicaAl giorno d’oggi esistono diversi progetti di prevenzione sismica a livello architettonico e strutturale, ma non tutti sanno che già 200 anni fa una soluzione efficace era stata trovata dai Borbone, durante il loro governo sul Regno delle Due Sicilie. Il loro regolamento antisismico, entrato in vigore nel 1783, subito dopo il terremoto che distrusse la Calabria meridionale, prevedeva un sistema di strutture lignee interne alle pareti in muratura capaci di resistere alle scosse.
Con questo sistema è stato costruito, tra gli altri, l’edificio vescovile di Mileto, preso come modello dal Cnr-Ivalsa appena due anni fa per un esperimento molto particolare: grazie alla collaborazione con l’Università della Calabria, infatti, è stato possibile ricostruire in laboratorio una parete che riproponesse le stesse caratteristiche di quella dell’edificio di Mileto, al fine di sottoporla ad appositi test e verificarne l’effettiva resistenza in caso di sisma.
Ebbene, i risultati del test sono stati assolutamente positivi: la struttura lignea all’interno della parete ha resistito a tutte le intensità di scossa a cui è stata sottoposta, consentendo dissesti minimi della muratura che in condizioni di terremoto possono considerarsi del tutto irrilevanti.

LaPresse/Vincenzo Livieri
LaPresse/Vincenzo Livieri

Soluzioni antiche e già più efficaci di quelle utilizzate nell’edilizia dei Comuni ridotti alla polvere. È frustrante pensare che il nostro paese sia così vulnerabile a fenomeni naturali che in altre parti del mondo non riescono a creare danni tanto elevati. Se solo si guardasse con la necessaria attenzione a tutti quei territori a rischio, se solo si investisse nei controlli e nella messa in sicurezza di borghi antichi e bellissimi quanto fragili e vulnerabili, allora forse eviteremmo di piangere vite stroncate senza motivo. Intanto, tutto il mondo si stringe intorno a l nostro Paese: un’Italia distrutta, provata dalla natura tanto quanto dall’artificio.

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