‘Ndrangheta: a 9 anni dalla strage di Duisburg, ramificazioni internazionali sempre più potenti

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A nove anni dalla strage di Duisburg, che costò la vita a sei persone, la ‘ndrangheta è sempre forte e ramificata, in Italia come all’estero. Nella notte tra il 14 e il 15 agosto 2007 davanti al ristorante italiano ”Da Bruno” a Duisburg, in un agguato feroce rimasero uccisi Tommaso Venturi che aveva appena compiuto 18 anni, i fratelli Francesco e Marco Pergola di 22 e 20 anni, Francesco Giorgi appena 17enne, Marco Marmo di 25 anni, e Sebastiano Strangio di 39 anni. Secondo quanto accertato dagli investigatori, quella sera nel ristorante non era stato soltanto festeggiato il compleanno di Venturi ma anche la sua ammissione all’onorata società.

Lo scorso mese di giugno la Cassazione ha confermato l’ergastolo a Giovanni Strangio, ritenuto il killer della strage. L’episodio violento era la risposta alla strage di Natale in cui aveva perso la vita una donna, Maria Strangio; un errore perché il vero obiettivo fallito dai sicari era il marito Gianluca Nirta. Era dal 1991 che la sanguinosa faida tra i Pelle-Vottari e i Nirta-Strangio andava avanti, lasciando una lunghissima scia di sangue. In questi anni la ‘ndrangheta si è infiltrata sempre più silenziosamente in numerosi settori della vita anche pubblica, come dimostrano le diverse inchieste della magistratura. Il brand criminale si conserva con una riproduzione esatta della struttura delle cosche in tutti i paesi dove la ‘ndrangheta si radica. La relazione della Dia spiega che ”queste aggregazioni criminali continuano a manifestare una chiara tendenza ad espandersi oltre i confini nazionali, adottando dei codici comportamentali a volte solo in parte assimilabili a quelli delle storiche famiglie di riferimento, senza per questo rinunciare ad una modalità di azione organica, compatta e unitaria”.

In Europa i tentacoli della ‘ndrangheta si sono allungati in Germania, nei Paesi Bassi, in Francia, nel Regno Unito, in Svizzera, in Spagna e in Austria. Per contrastarla in Germania è stata rafforzata la sinergia con la polizia tedesca. Le indagini hanno fatto emergere che le cosche in Germania sono attive soprattutto nel traffico di sostanze stupefacenti e di autovetture, cui si affianca il riciclaggio di denaro e il reimpiego di capitali illeciti ”pratiche queste ultime -rileva la Diautilizzate per rafforzare non solo la presenza, ma anche il proprio consenso sul territorio”. Nei lander tedeschi del Baden-Wurttemberg, Assia, Baviera e Renania Settentionale-Vestfalia si trovano principalmente presenze di San Luca legata alle famiglie Romeo-Pelle-Vottari e Nirta-Strangio, i Farao-Marincola di Cirò (Crotone) e i Pesce-Bellocco di Rosarno (Reggio Calabria). E non solo, esponenti della criminalità organizzata calabrese, appartenenti a diverse famiglie, sono state segnalate anche in Austria, in Belgio (dove è stato arrestato un superlatitante tra i cento ricercati più pericolosi) e nei Paesi Bassi, in Francia (soprattutto la Costa Azzurra), in Svizzera, in Spagna, a Malta e nella Repubblica di San Marino dove le cosche fiutano affari finanziari.  In Canada, secondo gli investigatori, la ‘ndrangheta è l’organizzazione criminale meglio insediata e ricicla i proventi illeciti in ristoranti, nella sicurezza privata e nella gestione dei servizi in materia ambientale.

In Usa l’Fbi ha segnalato circa duecento soggetti, fra membri e associati, stanziati tra New York e la Florida. Gli affari variano dal traffico di stupefacenti, anche grazie ai buoni rapporti dei calabresi con i narcos colombiani e messicani, al riciclaggio. Negli ultimi anni sembra si stia allargando l’interesse della ‘ndrangheta verso gli Emirati Arabi, soprattutto per la difficoltà di estradizione collegata al reato di associazione per delinquere di tipo mafioso che in quello Stato non costituisce atto punibile. Anche il Libano fa gola ai calabresi, che lo considerano un territorio offshore di prim’ordine in virtù del sistema bancario fortemente capitalizzato e sicuro per la privacy dei clienti; il segreto bancario libanese viene considerato infatti tra i più inviolabili al mondo. La Colombia resta il paese preferito per importazione di cocaina, ma anche l’Africa viene vista con interesse per i traffici illeciti internazionali con importanti punti di stoccaggio. (AdnKronos)

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