Reggio Calabria, straordinaria presenza all’evento del M5S: secondo Dieni “segnale incoraggiante”

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La deputata del Movimento 5 Stelle Federica Dieni commenta il successo della manifestazione “La notte che spazza il sistema”, tenutasi il 24 luglio a Reggio Calabria

Il grande riscontro di presenze registrato nella serata di ieri è il miglior segnale che Reggio poteva aspettarsi: i cittadini avvertono la necessità di un cambiamento.”  Così la deputata del Movimento 5 Stelle Federica Dieni commenta il successo della manifestazione “La notte che spazza il sistema”, tenutasi il 24 luglio a Reggio Calabria.
E’ stato importante – continua la parlamentare – constatare che la nostra città non ha accolto passivamente la notizia delle inchieste della magistratura, cui va la nostra gratitudine. Reggio c’è e l’ha dimostrato. Sono tante le persone oneste che chiedono una svolta vera, di fronte all’orrendo spettacolo della ‘ndrangheta che, con complicità di destra e di sinistra, da anni fa scempio delle nostre istituzioni. Con Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e gli eletti calabresi abbiamo provato a convincere la nostra gente che un’alternativa c’è.
Vorrei ribadire quanto ho cercato di trasmettere ieri alla piazza, guardando negli occhi tanti reggini di cui sono certa di interpretare i pensieri” sostiene la deputata, che riprende una parte del suo intervento. “Ci sono tanti piccoli operai silenziosi che lavorano part-time per quel mostro osceno che chiamiamo ‘Ndrangheta, ma è anche vero che ci sono dei responsabili, i grandi burattinai che hanno tirato le fila per decenni. Ci hanno lasciato credere che fossero dei pastori, chiusi in qualche cascinale dell’Aspromonte. Ma noi tutti sapevamo. Sapevamo perfettamente che stavano in queste stesse strade, che passeggiavano tronfi e incravattati per via Marina e che si accomodavano nelle poltrone di Piazza Italia. Non ci voleva la magistratura per dirci chi comandava a Reggio. Ma che potevamo fare? Forse i più responsabili di noi evitavano di votare i loro compari. Ma non potevamo far altro che guardarli sbranarsi ogni cosa e vomitare veleno, cemento ed orrore. D’altra parte per molti anni loro erano lo Stato. E mi vengono i brividi mentre lo dico.
Oggi, però, non lo sono più. Non abbiamo paura di pronunciare i loro nomi: Paolo Romeo, massone e capo mafioso, che fin dagli anni Settanta a Reggio ha fatto quel che gli pareva e che solo poche settimane fa veniva ricevuto, tra i saluti riverenti dei politici, per spiegare in Comune come doveva essere fatta la città metropolitana.  Alberto Sarra, uomo forte in Comune di Reggio e nella Regione, uno dei più fidati di Giuseppe Scopelliti, che è stato anch’esso toccato dall’inchiesta. Antonio Caridi, braccio esecutivo di questo gruppo segreto, senatore della Repubblica. Questa la cupola, la congrega dei capi dei capi, la schiuma della Calabria. Eppoi altri che gravitavano intorno. Giuseppe Galati, deputato in carica, Giorgio de Stefano, Francesco Chirico. Marcello Cammera, dirigente comunale. E altri, altri ancora. 
Il pesce puzza dalla testa. I veri capi di questa organizzazione criminale erano quindi politici o ex politici, avvocati e membri delle elite. Sono personaggi noti che noi tutti conoscevamo ben prima dell’inchiesta. Tiravano le fila di Comune, Provincia e Regione. La Cupola di questo sistema aveva un nome da film: “Mamma Santissima”, o per i più intimi “La Santa”. Una sorta di Spectre che coordinava i vari clan locali, sovrapponendosi alla massoneria e godendo di appoggi ramificati nell’amministrazione pubblica. Una piovra che allungava i suoi tentacoli ovunque costruendo il proprio castello di potere sulla corruzione, sulla violenza e sul denaro.
Quando ho criticato qualche giorno fa i lavori avviati nell’ambito dei fondi stanziati per Reggio città metropolitana, ancora non sapevo di Fata Morgana, Mamma Santissima, Reghion, Alchemia, Frontiera. Poi ho ricollegato: il lungomare di Gallico, Romeo, Cammera che fa il diavolo a quattro per ritornare il dominus dei lavori pubblici in città e che cerca di imporre la propria stretta sull’urbanistica. E lavori a dozzine che sbucano dove non servono. Reggio, con la città metropolitana, torna ad essere di nuovo una tavola imbandita e qualcuno è pronto per tornare ad accomodarsi a mangiare. Poco importa se un assessore è riuscita a dire di no. E’ il sistema ad essere infetto. Quel sistema Reggio costruito con la pazienza e l’abilità del male in epoca Scopelliti e che ancora intride il Comune d’immobilismo e di corruzione. La cura imposta dai commissari non è stata sufficiente. La città bruciava e continua a bruciare.
Io sono stanca di vivere in questa situazione. E se una piazza come questa si è riempita di cittadini, significa che anche molti altri reggini si sono stufati. Io non voglio lasciare in eredità a mio figlio una realtà di cui si debba vergognare, dalla quale debba emigrare per cercare lavoro. E chiedo umilmente una mano a tutti voi. Domani ci sveglieremo e troveremo la solita Reggio. Possiamo scegliere di andare avanti e di sopportare questo stato di cose, facendo finta che vada tutto bene, sopportando caos, degrado e corruzione. Oppure possiamo decidere che la situazione può cambiare. Io la mia scelta l’ho fatta.
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