Reggio Calabria, i Giovani Imprenditori contro la ‘ndrangheta

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confindustria reggio (2)“Un’altra strada si può percorrere. Un futuro diverso e migliore si può e si deve costruire. Per chi ha avuto il coraggio di restare in Calabria e per chi è stato così incosciente da tornare. Noi, giovani imprenditori, siamo contro la ‘ndrangheta. Siamo pronti a gridarlo, a scendere in piazza e a metterci la faccia. Senza se e senza ma”. Inizia così un documento del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Reggio Calabria, in relazione alle recenti indagini della Direzione distrettuale antimafia guidata dal procuratore Federico Cafiero De Raho. La presa di posizione del GGI anticipa il direttivo di Confindustria che mercoledì 27 luglio, alla presenza del presidente regionale di Unindustria Natale Mazzuca, riguarderà il tema della legalità e le concrete iniziative da assumere. Al riguardo, il direttivo guidato dal presidente Samuele Furfaro afferma all’unanimità: “Non ci possono essere ambiguità nei comportamenti: da un lato c’è il bene, dall’altro il male. Da una parte i giudici come Falcone, Borsellino e Scopelliti, dall’altro i boss, si chiamino Riina, Provenzano, Condello, Tegano o De Stefano. Noi ripudiamo la ‘ndrangheta, gli ‘ndranghetisti, i politici che chiedono voti alla ‘ndrangheta e gli imprenditori che scendono a patti con la ‘ndrangheta”. Il documento del GGI prosegue: “Vogliamo dire ai cittadini reggini cosa pensiamo in maniera chiara, anche per evitare generalizzazioni che non fanno bene al mondo dell’impresa e soprattutto a noi giovani. Sollecitiamo sanzioni più dure nei confronti di chi è mafioso o fa patti con la ‘ndrangheta, ma chiediamo di distinguere il grano dal loglio. Non tutto è ‘ndrangheta”. Nel documento si legge ancora: “La ‘ndrangheta è la più pericolosa forma di mafia in Europa e negarne l’esistenza significa commettere un falso storico gravissimo, tapparsi gli occhi e condannare la nostra comunità a un baratro dal quale non si risolleverà mai. Ma non esiste solo genericamente ‘la mafia’; esistono anche e soprattutto i mafiosi. Cioè persone in carne e ossa che vanno isolate e non coinvolte, marginalizzate e non rese protagoniste”. I giovani di Confindustria chiariscono: “Questa non è una ‘solidarietà’ di circostanza o una captatio benevolentiae nei confronti della Procura. E’ la posizione politica, chiara e limpida, del direttivo dei Giovani della nostra Associazione. Siamo perfettamente consapevoli che la giustizia deve fare il proprio corso, prima di trasformare lo status degli indagati da ‘imputati’ a ‘colpevoli’, ma al di là del garantismo processuale che è un architrave dello Stato di diritto, dalle indagini emerge un quadro gravemente compromesso sul piano etico-morale. Non tutte le condotte sono penalmente rilevanti ma molte di esse sono riprovevoli e non possono essere ammesse da parte di chi svolge ruoli pubblici”. Il documento prosegue: “C’è un profilo di responsabilità sociale in capo a noi imprenditori, a chi ricopre cariche elettive, a chi esercita i pubblici uffici. Siamo convinti che nel dibattito pubblico ma anche all’interno del mondo confindustriale vada posta con forza e determinazione una nuova questione morale. Un tema che va affrontato senza infingimenti perché amiamo la nostra terra e perché abbiamo deciso di ritornare qui, lasciandoci alle spalle esperienze di studio e lavoro al Nord e all’estero molto più gratificanti e redditizie”. Per il Gruppo Giovani, “i problemi che vanno affrontati con la massima urgenza sono due: le infiltrazioni mafiose e la corruzione. L’allarme lanciato dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, sulla pericolosità di una certa pubblica amministrazione è da noi pienamente condiviso”. Al contempo, dice il direttivo presieduto da Furfaro, “apprezziamo il recente annuncio di implementare gli organici della Procura e del Tribunale di Reggio Calabria che va nella direzione auspicata dal Procuratore De Raho, del cui appello condividiamo appieno lo spirito. È un primo passo per colmare carenze spaventose che rischiano di compromettere l’attività degli uffici giudiziari. Vogliamo ritenere che sia attribuibile a questo sottodimensionamento della Procura, la circostanza che alcune indagini abbiano trovato sbocco soltanto adesso, a distanza di 16 anni”. Il GGI chiede inoltre “un quadro di regole chiaro e definito perché l’incertezza del diritto crea ‘crepe’ interpretative in cui si insinuano illegalità e corruzione. Ad esempio, la legislazione sullo scioglimento degli enti, locali o sanitari, sta rivelando la sua inadeguatezza. Al tempo stesso, è inaccettabile che alcune norme assomiglino a pure petizioni di principio, come quella dei pagamenti delle fatture elettroniche entro 30 giorni. E poi che senso ha approvare un nuovo codice degli Appalti, se non vengono individuate delle procedure semplici e trasparenti per affidare le gare?”. I Giovani imprenditori di Reggio Calabria sostengono di non “volersi arrendere” nella “battaglia per la liberazione della città e della provincia, affiancando i magistrati che vanno ringraziati per il loro impegno in prima linea. Questo tuttavia non basta. La repressione da sola rischia di lasciare il deserto. Chi ha ancora voglia ed entusiasmo per investire deve essere sostenuto dallo Stato non in termini assistenziali ma di sostegno concreto, di infrastrutture, di servizi, di sgravi d’imposta. Per battere la ‘ndrangheta bisogna creare lavoro onesto”. Una nuova Calabria è possibile – conclude il direttivo GGI – . Lo ribadiamo perché ne siamo ancora convinti. Solo con l’impegno di tutti costruiremo la ‘Città del Sole’, nella quale vogliamo vivere assieme ai nostri figli, dopo aver debellato tirannide, sofismi e ipocrisia”.

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