Calabria, Gentile (Sulpi): “sui diritti i lavoratori alzano la testa”

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Calabria, Gentile: “finalmente la paura non fa 90, sui diritti i lavoratori alzano la testa”

mobilitazione dei lavoratori“Il mondo del lavoro privato, in particolare nelle regioni meridionali, ci consegna una realtà molto complicata. Sono troppi i lavoratori che subiscono in silenzio le angherie della parte datoriale senza avere la forza e il coraggio di ribellarsi. La paura di perdere il lavoro e non riuscire a trovarne un altro li spaventa e preferiscono subire umiliazioni, vessazioni e ingiurie per poi ingoiare il tutto e con gli occhi pieni di lacrime, abbassare la testa e continuare a lavorare pensando alla propria famiglia. Quasi sempre queste donne e uomini, si accontentano di un lavoro precario, malpagato, a volte in nero e quando arriva quello a tempo indeterminato, toccano il cielo e fanno di tutto per non perderlo. Il lavoro per queste persone oneste non pesa perché sanno che con le mani sporche si porta a casa il pane pulito. Non vedere, non sentire e non capire, sono le regole del gioco spesso imposte. Queste persone perbene, persino quando si accorgono di alcuni diritti negati, pensano al salario reale e non a quello virtuale riportato in busta paga”, scrive in una nota il segretario generale Calabria del Sulpi, Giuseppe Gentile.

“Le recenti normative – prosegue– hanno imposto alla parte datoriale di accreditare gli stipendi direttamente sul conto dei lavoratori ma, nonostante ciò, i furbetti trovano sempre il modo per aggirare le regole, ma non sempre le regole applicate si rivelano scevre di contestazioni. Questo è parte del nostro mondo e possiamo cambiarlo soltanto con il coraggio e la forza dei lavoratori.   Ritorniamo ora alla nostra realtà, quella della Piana di Gioia Tauro e ai tanti problemi delle lavoratrici e dei lavoratori dell’impresa di pulizie in servizio presso le strutture ospedaliere e sanitarie dell’ASP di Reggio Calabria. Subito dopo la denuncia pubblica dal titolo “ancora in Calabria ci sono lavoratori trattati come servi”, è partita una controffensiva con un documento di smentita, stilato dal datore di lavoro e fatto firmare a gran parte dei dipendenti. Le firme – aggiunge– sono state chieste in maniera alquanto discutibile, senza permettere di leggere il contenuto del documento e senza darne copia a chi la chiedeva. Questo fatto ha certificato, per l’ennesima volta, la terribile sottomissione in cui si trovano queste donne e uomini, persone umiliate senza ragione e per colpe che non hanno mai commesso. Lavoratrici e lavoratori eccellenti, perfino oltre le loro forze. Tant’è che la loro affermazione professionale ha dato splendore ed efficienza all’ospedale di riferimento della Piana, assegnando un valore aggiunto, persino nella sostituzione di figure professionali mancanti, garantendo il servizio nelle sale Operatorie, Pronto Soccorso e in tutti i reparti e servizi dell’Ospedale di Polistena. Questo valore, riconosciuto da tutto il personale ospedaliero, non può e non deve essere oggetto di continui ricatti e umiliazioni: non concedere un giorno di ferie per gravi motivi personali, rifiutare un cambio turno oppure riportare l’assenza in servizio a fronte di una richiesta di permesso retribuito, sono cose da censurare e denunciare. D’altro canto – ribadisce– non bisogna scandalizzarsi se un lavoratore neo iscritto si presenta spaventato per chiedere l’immediata revoca dell’adesione per paura di perdere il lavoro oppure di essere trasferito lontano da casa. Essere e pensare al bene comune passa dal superamento di questo modo particolare di gestire il mondo del lavoro. I diritti sanciti dai Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro e delle libertà sindacali statuite dalla Legge 300/70 – statuto dei lavoratori devono essere osservati. 

Le lunghe telefonate di rimproveri all’indirizzo di chi ha scelto di aderire al SULPI, sono sicuramente sanzionabili; smentire la verità dei fatti facendo sottoscrivere un documento a occhi chiusi è offensivo e lesivo della dignità dei lavoratori. E’ disumano stare col fiato sul collo a queste persone che hanno esercitato un loro diritto di libertà e tutela diversa da quella precedente. Tutti questi atti e atteggiamenti sono sanzionabili dalla Legge e dai C.C.N.L., oltre che essere di basso profilo. Eppure questi rappresentanti datoriali dovrebbero conoscere il divieto di effettuare indagini, anche a mezzo di terzi, sulle opinioni politiche, religiose o sindacali del lavoratore, nonché su fatti non rilevanti ai fini della valutazione dell’attitudine professionale del lavoro. Si rammenta, tra l’altro, che sono vietate le visite personali di controllo sul lavoratore, le discriminazioni nell’assegnazione di qualifiche o mansioni, i trasferimenti, i provvedimenti disciplinari o recare altrimenti pregiudizio a causa dell’adesione al sindacato. Oggi finalmente sono in molti a non avere più paura, forti della convinzione di avere iniziato una bella lotta di legalità, tutti assieme, per ritrovarci in un nuovo inizio fatto soltanto di diritti e doveri e non più di favori, simpatie e amicizie”, conclude.

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