Sicilia, segnali da Roma: si provano a riaprire le discariche per evitare l’emergenza rifiuti

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Si dovrebbe trattare ormai di poche ore prima di avere l’autorizzazione del Ministero dell’ambiente di un’ordinanza del presidente della Regione siciliana che riapre le discariche, dopo che a mezzanotte era scaduta l’ennesima proroga che consentiva l’utilizzo dei siti non ancora a norma. Tutte le discariche della Sicilia, tranne Bellolampo a Palermo, sono chiuse. Ad Agrigento la discarica non ha aperto i cancelli tanto che gli autocompattatori delle imprese di raccolta rifiuti di circa 50 comuni sono stati costretti tornare in deposito. Il sindaco della citta’ dei Templi ha invitato i cittadini a tenere l’immondizia in casa. Cancelli chiusi anche alla discarica Oikos di Motta S. Anastasia (Catania), e per Messina c’e’ il rischio di un’emergenza. L’allerta e’ scattata anche nel capoluogo etneo dove la notte scorsa i camion hanno trovato i cancelli chiusi e la raccolta e’ stata sospesa. Intanto, e’ atteso ad ore il via libera del ministero dell’Ambiente alla bozza di decreto messo a punto dalla Regione che dovrebbe consentire la riapertura delle discariche: eccetto che per quella di Siculiana, dove manca l’impianto di biostabilizzazione. Secondo quanto fanno sapere dagli uffici dell’assessorato all’Energia e Rifiuti il provvedimento, oltre a prevedere l’incenerimento di 700 mila tonnellate di rifiuti all’anno con la realizzazione di termovalorizzatori nell’Isola, definisce un piano per far aumentare di sei punti percentuali in sei mesi la raccolta differenziata: un aumento del 3% entro fine agosto, un altro 3% entro novembre, intimando ai comuni di attivarsi subito, pena il commissariamento per quelli inadempienti. Monitoraggio rivolto in particolare alle tre citta’ metropolitane di Palermo, Catania e Messina, dove stando ai dati dell’Ispra vengono prodotte in media ogni 657 mila tonnellate all’anno di spazzatura: 341 mila a Palermo, 205 mila a Catania e 111 mila a Messina, mentre le percentuali di differenziata si fermano al 8,3% nel capoluogo siciliano, all’9,3% in quello etneo e al 7,6% nella citta’ dello Stretto.

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