Il consiglio regionale dice “no” alla centrale a carbone di Saline: “un ulteriore tassello è stato aggiunto”

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E’stata approvata all’unanimità la mozione n. 123/10^ sulla Centrale a Carbone di Saline Joniche, presentata dal consigliere Arturo Bova, accogliendo l’appello del Coordinamento Associazioni Area Grecanica No Carbone all’indomani della sentenza del Consiglio di Stato

“Durante la seduta del Consiglio regionale della Calabria del 28 Giugno 2016 è stata approvata all’unanimità la mozione n. 123/10^ sulla Centrale a Carbone di Saline Joniche, presentata dal consigliere  Arturo Bova, accogliendo l’appello del Coordinamento Associazioni Area Grecanica No Carbone all’indomani della sentenza del Consiglio di Stato. Con la mozione si è  chiesto venga adottata  una Deliberazione in  cui la Regione Calabria confermi il diniego alla costruzione della centrale a carbone ed indichi proposte ecosostenibili compatibili  con la vocazione turistica e agricola dell’area. Durante la discussione in aula è intervenuta l’assessore Antonella Rizzo che ha sottolineato la necessità di concertare con le realtà associative e produttive del territorio   una nuova destinazione d’uso dell’area. Con questa delibera la Regione Calabria conferma “il dissenso della Regione Calabria alla costruzione della centrale  a carbone a Saline Joniche, anche in assenza di esplicita richiesta del Ministero, con provvedimento motivato” s’impegna ad indicare “proposte alternative di destinazione dell’area interessata“ ed a “costituire inoltre una task force che includa tutte le “sensibilità “ espresse anche dal mondo dell’associazionismo, nonché adotti ogni provvedimento ritenuto utile e conducente al fine di scongiurare il pericolo della costruzione della centrale a carbone e sostenere per quell’area una destinazione d’uso coerente con quelle che sono le vocazioni del territorio.” In tutti questi anni, nonostante il Piano Energetico Ambientale Regionale vietasse la realizzazione sul territorio regionale di centrali termoelettriche alimentate a carbone, nonostante le ripetute deliberazioni della Regione Calabria, sia a guida centro-destra che centro-sinistra, ed i diversi progetti presentati per il recupero dell’area,  la SEI ha potuto proseguire, imperterrita, l’iter per l’approvazione del suo scellerato progetto”, scrive in una nota il Coordinamento Associazioni Area Grecanica -No Carbone. “Questa situazione – prosegue il coordinamento- ha messo in evidenza tutti i limiti delle vecchie politiche fondate sui proclami e non sui fatti. La violazione della vocazione ambientale, territoriale, del paesaggio con la presenza degli impianti industriali della “Liquichimica” ha sconvolto l’assetto territoriale della zona, rovinando uno dei tratti più belli della costa ionica calabrese che deve essere recuperato. Da questa consapevolezza nasce la richiesta presentata dal Coordinamento Associazioni Area Grecanica -No Carbone  alla Regione Calabria in cui si è chiesto l’attivazione di un procedimento volto a far ripartire dell’iter autorizzativo, allo stato “interrotto” ( per come definito dalla sentenza del Consiglio di Stato) e che, se riattivato e portato a termine con le attuali normative non potrà che portare ad una reiezione della domanda di autorizzazione ancora pendente presso il Ministero dello Sviluppo Economico, in aderenza alle delibere del Consiglio Regionale della Calabria che hanno sempre sostenuto  la volontà della Regione alla negazione dell’intesa all’autorizzazione di che trattasi. Un ulteriore tassello è stato aggiunto a questo laborioso puzzle che ci auguriamo possa essere completato al più presto in accordo con le caratteristiche di quel luogo spazzando definitivamente un’idea di progresso ostile alla  straordinaria bellezza paesaggistica e alla grande ricchezza storico-culturale identitaria dell’intera area grecanica calabrese”, conclude il coordinamento.

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