‘Ndrangheta, processo “Do Ut Des”: assolto in appello l’imprenditore Nino Spanò, pene ridotte per gli altri imputati

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L’imprenditore Nino Spanò e’ stato assolto dalla Corte d’appello di Reggio Calabria dall’accusa di essere un prestanome del clan Lo Giudice. Difeso dall’avvocato Antonino Curatola, è stato l’unico assolto nel procedimento denominato ‘Do Ut Des’, anche se le condanne inflitte agli altri imputati sono tutte ridimensionate. Assolto dall’accusa di essere capo promotore del clan e riconosciuto come semplice partecipe, passa da una pena di 20 anni di reclusione a 13 anni e 9 mesi Luciano Lo Giudice, imprenditore e manager della famiglia. L’assoluzione da uno dei capi di imputazione che gli venivano contestati arriva anche per il colonnello Saverio Spadaro Tracuzzi, considerato uno degli uomini delle istituzioni a disposizione di Luciano, condannato a 10 anni di carcere al posto dei 14 anni e 6 mesi rimediati in primo grado. Ma il collegio ha anche ridotto le pene inflitte a gregari e affiliati del clan, accusati di aver a vario titolo contribuito alle “attivita’ di famiglia”. Rimediano 12 anni e 8 mesi di carcere al posto dei 16 in precedenza incassati Giuseppe Reliquato e Bruno Stilo, mentre e’ di 12 anni e 4 mesi piu’ 2400 euro di multa la pena finale decisa per Antonio Cortese, in primo grado condannato a 18 anni come armiere del clan. E’ invece di 9 anni di reclusione la pena decisa per Fortunato Pennestri’, in precedenza condannato a 10 anni, mentre passa da 13 anni a 11 anni e 6 mesi quella inflitta a Salvatore Pennestri’. Infine, scende solo di qualche mese la pena stabilita per l’imprenditore milanese Giuseppe Cricri’, condannato a 4 anni e 6 mesi in primo grado e 4 anni in secondo, mentre per Giuseppe Lo Giudice la condanna passa da 7 anni e 6 mesi a 3 anni e 8 mesi, piu’ 1200 euro di multa.

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