‘Ndrangheta, la maxi operazione “Fata Morgana” ruota intorno all’ex deputato Paolo Romeo

StrettoWeb

Nonostante la condanna passata in giudicato per concorso esterno in associazione mafiosa, Paolo Romeo ha continuato a dettare tempi, modi e metodi della politica e dell’economia reggina, inclusa quella che vive di finanziamenti pubblici. Ed e’ proprio nel piatto ricco della citta’ metropolitana che l”avvocato nero’ – cosi’ chiamato per i suoi trascorsi con la destra eversiva – si preparava a mettere le mani. “La politica che elargisce i finanziamenti – ha spiegato incontrando i giornalisti il procuratore capo della Dda di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raholi deve dare alla Calabria perche’ e’ una regione che deve risorgere, ma c’e’ necessita’ di selezione perche’ non possono finire sempre in mano alla criminalita’ organizzata“. E proprio a chi svolge incarichi nella pubblica amministrazione Cafiero de Raho si e’ rivolto, sottolineando che “la politica non puo’ essere aperta a tutti“. Ma anche il mondo degli affari che poco o nulla avevano a che fare con il settore pubblico si prostrava al cospetto dell’avvocato conosciuto come storica eminenza grigia del clan De Stefano. Lo hanno scoperto inquirenti e investigatori, quando hanno deciso chi davvero ci fosse dietro le attivita’ di riapertura del centro commerciale ‘Perla dello Stretto’, anche sulla scorta di quanto emerso sullo stato della grande distribuzione nel reggino, sulla base di quanto emerso nel corso delle indagini sull’ex consigliere comunale Dominique Suraci e sull’imprenditore Croce’. Approfondimenti da cui e’ emersa in modo chiaro la figura di Paolo Romeo, vero e proprio dominus del centro commerciale ‘Perla dello Stretto’. “Il consorzio dei commercianti – ha detto al riguardo il procuratore Cafiero de Raho – finisce per subire l’influenza di Romeo, che diventa l’elemento trainante della strutturazione della nuova attivita'”. E a Romeo non si poteva dire di no. Lo ha scoperto a proprie spese l’imprenditore che aveva deciso di resistere alle profferte dell’avvocato e si e’ trovato il negozio in fiamme. Come da copione, sara’ il consorzio ad acquisirlo. Circostanze che sono costate a Romeo, Idone e Chirico l’accusa di estorsione aggravata dalle modalita’ mafiose.

La storia di Paolo Romeo

Paolo Romeo, avvocato, avrebbe avuto un ruolo centrale nell’ambito dell’organizzazione che condizionava la vita economica di Reggio. Condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, ha scontato tre anni di carcere. Negli anni Settanta fu vicino alla destra extraparlamentare ed il suo nome ricorre anche nelle cronache relative ai moti del ’70 per Reggio capoluogo, guidati dalla destra neofascista. Nel 1981 aderi’ al Psdi nelle cui liste fu eletto prima consigliere comunale, diventando assessore, poi, nel 1990, consigliere regionale. Nel 1992 fu eletto deputato alla Camera per il Partito Socialista Democratico Italiano nel collegio di Catanzaro. L’11 gennaio 1980 fu arrestato per favoreggiamento nella latitanza di Franco Freda e scarcerato il successivo 22 aprile. Nel 1993 risulto’ indagato perche’ indicato da un pentito tra i mandati nel 1970 della strage di Gioia Tauro, e prosciolto in istruttoria nel 1995. Accusato di legami con la ‘ndrangheta calabrese, nel luglio 1993 la magistratura richiese alla Camera dei Deputati l’autorizzazione all’arresto. Nel 1995 fu arrestato in base alle dichiarazioni del pentito della ‘ndrangheta Filippo Barreca, ma fu rilasciato poco dopo. La prima sezione della Corte di Assise di Reggio Calabria con sentenza del 12 ottobre del 200, lo condanno’ a cinque anni di reclusione con l’accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso. La condanna, ridotta a tre anni e per concorso esterno, divento’ definitiva in Cassazione nel febbraio 2004. Nel maggio 2014 risulto’ coinvolto nell’inchiesta sulla latitanza di Amedeo Matacena che porto’ all’arresto dell’ex ministro Claudio Scajola, ma fu poi scagionato.

Condividi