Messina, di tattica si muore: il bilancio tardivo e la speranza del commissariamento

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L’adozione del previsionale del 2015 non fa tirare un sospiro di sollievo alla città: il dissesto di Messina è nei numeri, ma a Palazzo Zanca c’è chi gioca a nascondino. Le finte scuse di Accorinti, la ritrosia di Eller Vainicher e le assenze in aula sono le ultime sceneggiate di un teatrino imbarazzante

Foto Carmelo Imbesi – LaPresse

Una danza sulle macerie: mentre la Corte dei Conti mantiene un atteggiamento di prudenziale scetticismo sulla salute finanziaria del Comune di Messina, a Palazzo Zanca quattordici consiglieri comunali hanno ratificato ieri notte il bilancio di previsione del 2015.

Avete capito bene, non c’è alcun errore di battitura. L’Amministrazione Accorinti è riuscita nell’impossibile: alle soglie di giugno del 2016 ha stimato le aspettative di spesa del 2015, accumulando così un colossale ritardo di cui il sindaco ha giustamente chiesto scusa. Non è la prima volta che succede e, c’è da scommetterci, non sarà l’ultima. I tour de force sono diventati una costante del dibattito politico, come le sollecitazioni agli altri attori istituzionali.

Il primo cittadino ha inizialmente messo pressione ai revisori, ricordando come l’eccesso di zelo nella verifica dei parametri contabili nuocesse alla città in attesa di risposte; poi è passato agli esponenti del civico consesso, incapaci di comprendere che i problemi della cittadinanza sono altri. “Non hanno il pane da mettere a tavola” ha detto Accorinti  rispolverando la solita pappardella sugli ultimi e sugli emarginati.

E pazienza se sul fronte degli investimenti e della progettualità la Giunta, in questi 3 anni di mandato, ha lasciato ampiamente a desiderare. Pazienza se non c’è associazione di categoria o sigla sindacale disposta a riconoscere un successo strategico del governo cittadino. La solfa del complotto, dell’eredità pesante, degli scenari apocalittici resta il vero marchio di fabbrica del governo “dal basso”, quasi fosse impossibile prendere le misure all’azione amministrativa messa in campo da Accorinti. I meriti sono tutti loro, le colpe sono sempre degli altri.

Eppure basta essere osservatori distaccati per percepire l’imbarazzo nella voce di Eller Vainicher, l’uomo nuovo di Sesto Fiorentino costretto ad ammettere l’inesperienza dei colleghi, il disastro lasciato da Guido Signorino, una sorta di Re Mida all’incontrario.

Il Consiglio Comunale – delegittimato dai cambi di casacca, dagli scandali giudiziari, dagli arresti, dai rimborsi allegri incassati dai rappresentanti del popolo – ha esitato l’atto, nonostante le assenze strategiche di Udc e Dr. Picciolo e D’Alia si sono chiamati fuori da questa cloaca, temendo le conseguenze nel medio periodo. Tatticismi. Le speranze vengono riposte nella magistratura contabile: se il tappo deve saltare, meglio che sia un organo tecnico ad assumersi la responsabilità del commissariamento de Comune. Poi sarà il tana libera tutti.

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