A Prato la mostra “Tra arte e moda. Nostalgia del futuro nei tessuti del dopoguerra”

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Da domani fino al 19 febbraio 2017 sarà in mostra al Museo del Tessuto di Prato la mostra “Tra arte e moda. Nostalgia del futuro nei tessuti del dopoguerra”

Una mostra che racconta un prezioso e poco noto contributo artistico esponendo, per la prima volta al pubblico, alcune importanti e inedite collezioni di progetti per tessuti stampati, manufatti tessili, opere d’arte create dai più noti artisti italiani del dopoguerra. Si intitola ‘Tra arte e moda. Nostalgia del futuro nei tessuti d’artista del dopoguerra’ ed è in programma a Prato, al Museo del Tessuto, da domani al 19 febbraio 2017.
Un settore senz’altro emergente fu quello del tessuto stampato per arredamento, promosso da imprese artigiane e piccole industrie, che per la prima volta presentavano al pubblico innovativi tessuti disegnati dai grandi artisti del tempo. Una delle esperienze più significative è quella rappresentata dai materiali relativi alla Manifattura Jsa, fondata nel 1949 da Luigi Grampa nel distretto cotoniero di Busto Arsizio.
Nei primi anni di attività la capacità imprenditoriale e la sensibilità artistica consolidano la collaborazione tra Grampa e l’architetto Gio Ponti, la cui figura consente all’azienda di affermarsi nel circuito dell’arte e del design internazionale, grazie anche ai concorsi per disegni promossi alla Triennale di Milano e all’introduzione nel mercato di tessuti progettati da grandi artisti del tempo.
Un altro nucleo molto significativo è rappresentato dai progetti per tessuti stampati proposti ai concorsi delle IX, X, XI edizioni de La Triennale di Milano (1951, 1954, 1957) appartenenti all’Archivio Massimo e Sonia Cirulli. Artisti di varia formazione e scuola come Lucio Fontana, Piero Dorazio, Fausto Melotti, Roberto Crippa, Gianni Dova, Enrico Prampolini e tanti altri ancora, sono tra i nomi più rappresentativi del panorama italiano che si cimentarono con grande ingegno in questa inedita esperienza progettuale.
A partire dal 1950, la Galleria del Cavallino di Venezia edita in tiratura limitata (da 200 a 400 esemplari) foulard di seta stampata su disegno d’autore, prodotti prima dalla ditta Toninelli di Milano e poi dalla ditta Achille Pinto di Casnate (Como). Gli intenti sono distanti dal pensiero progettuale delle Triennali e in questo caso i foulard, accessori di per sé raffinati, rappresentano l’oggetto ideale per portarsi l’arte addosso. Il gallerista commissiona ai ‘suoi’ artisti delle opere concluse in sé per oggetto e soggetto, pezzi unici, firmati, da vendersi in esclusiva o da collezionarsi.
Da notare in esposizione i foulard disegnati da Edmondo Bacci, Franco Gentilini, Roberto Crippa e Giuseppe Capogrossi, opere stampate su seta che dialogano con i dipinti coevi degli stessi autori, dimostrando l’estrema disponibilità degli artisti alla sperimentazione di altri linguaggi.
Gli artisti degli anni Cinquanta, in modo particolare quelli del gruppo Mac (Movimento Arte Concreta), trovano nell’arazzo – per tradizione il linguaggio tessile più prossimo alla pittura – una versione più materica alla loro ispirazione creativa. I disegni preparatori degli autori, per la maggior parte con soggetti astratti, sono tradotti a telaio dalla Scuola degli Arazzi di Esino Lario, manifattura lombarda fondata nel 1936 da Don Gianbattista Rocca. La scuola, in questo decennio, lavora intensamente per diverse committenze quali la Galleria del Fiore di Milano, allora diretta da Luciano Cassuto, per la Triennale di Milano (riceve il premio medaglia d’oro alle VIII, IX, X, XI edizioni) e per i singoli artisti.
Per raggiungere una più fedele interpretazione dei complessi disegni proposti dagli autori, la manifattura brevetta nuovi telai che impiegano un ordito di canapa (fibra molto resistente) e trame di seta tinte con tecniche speciali per ottenere tonalità cromatiche brillanti, corrispondenti alle esigenze creative.
In mostra arazzi progettati da diversi autori quali Atanasio Soldati, tra i primi artisti italiani che nel Novecento aderiscono alle correnti astrattiste internazionali o Alfredo Chighine che, attraverso la raffinata gamma cromatica dei filati di seta, costruisce un’immagine in cui il segno, il colore e la luce evocano, in forme ideali, l’essenza vitale della natura.
Importante infine sottolineare la presenza dei materiali relativi all’esperienza manifatturiera pratese della Guido Pugi, azienda produttrice di tessuti per arredamento e tappeti avviata nel 1907 e specializzata nella lavorazione artigianale di tappeti realizzati con disegni e tecniche della tradizione centroasiatica, europea e moderna.
L’azienda, intervenuta alla VII Triennale (1940) nella mostra dell’Enapi (Ente nazionale artigianato e piccole industrie) con un tappeto eseguito su disegno di Leonardo Spreafico, partecipò anche alla IX edizione (1951) come Figli di Guido Pugi presentando un tappeto eseguito su disegno di Giuseppe Capogrossi, pubblicato anche nella prestigiosa rivista Domus.
Nel 1956 il tappeto Jungla, realizzato dalla ditta Figli di Guido Pugi su disegno di Giuseppe Ajmone, ottenne il prestigioso premio del Compasso d’Oro e fu presentato l’anno successivo alla Fiera Mondiale di New York nella Mostra del Compasso d’Oro curata da La Rinascente come “example of an intelligent attempt to adapt the results of contemporary art to the decoration of furnishing”. (ADNKRONOS)

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