Reggio Calabria, Mala Sanitas. Milazzo: “tanto sgomento”

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LaPresse/ Adriana Sapone

“Quello che l’operazione “Mala Sanitas” ha portato alla luce ha prodotto in me solo tanto sgomento. Non mi sono sentita indignata perché la mia città  è  messa alla berlina su tutti i media nazionali; non mi sono sentita né giustizialista né garantista; credo nella giustizia e sono convinta che non si debba fare di tutta l’erba un fascio anche perché  non escludo che qualcuno fra le persone indiziate potrà al più presto dimostrare la propria estraneità. Sono anche io convinta che Reggio Calabria, la mia città, dove operano vere eccellenze nella sanità sia pubblica che privata, non merita questo. Mi sono sentita indignata quando ho capito che alcuni professionisti che si sono sempre rifiutati, in un Ospedale Pubblico, di applicare la Legge 194/78 che decreta l’autodeterminazione della donna in caso di interruzione di gravidanza,  medici che hanno combattuto contro il referendum abrogativo della Legge 40/2004 sulla procreazione assistita,  alla fine hanno deciso loro cosa fare del corpo delle donne e del loro potere di riproduzione,  alla faccia di qualsiasi etica professionale”, scrive in una nota Franca Milazzo, dirigente regionale “A Testa Alta”. “Per questo – prosegue– mi sono sentita indignata, perché ho capito che l’etica professionale, in un mestiere così delicato come quello del ginecologo e dell’ostetrico che ha fra le mani il bene prezioso del nostro futuro, è stata buttata non si sa dove. Allo stesso tempo, però,  sono convinta che bisogna evitare al riguardo qualsiasi giustificazione e per far ciò propongo che si riaprano da subito alcuni  punti nascita per me fondamentali per la salute delle donne e dei neonati della Provincia di Reggio Calabria, considerando che la presenza di più strutture nei territori può solo giovare ad un corretto funzionamento,  determinando, fra l’altro, costi non eccessivi. Primo fra tutti occorre ridare al Centro Nascite dell’Ospedale Tiberio Evoli di Melito P.S., che serve l’utenza di tutto il comprensorio del basso jonio reggino, e da sempre ritenuto un’eccellenza, tutto ciò che è previsto dalle deroghe Ministeriali. Alle logiche del risparmio e della riduzione dei costi non è possibile sacrificare i diritti alla salute di tutti i cittadini ma in particolar modo delle donne e dei bambini. Sollecito l’impegno di tutte le istituzioni, della politica, degli operatori sanitari e della gente comune affinchè ci si attivi urgentemente in questo senso”, conclude.

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