Festival per l’economia: l’esordio di Warren Mosler. Nella seconda giornata, valuta, stabilità dei prezzi e occupazione. Dai problemi alle soluzioni

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Rigore dei conti pubblici e stabilità dei prezzi, per il perseguimento del pareggio di bilancio, con il conseguente contenimento dell’inflazione. Il modello economico adottato negli Stati membri dell’Unione europea, di matrice tedesca, anziché portare alla crescita, ha determinato un reale rischio di insolvenza. La politica dell’austerity ha generato il più grande “crimine della democrazia”. In nome e in forza di numerosi trattati internazionali, agli Stati membri è stata preclusa la possibilità di emettere autonomamente moneta, così vietando la monetizzazione dei debiti sovrani. Una situazione nell’ambito della quale l’unico dato che si attesta in crescita è il tasso di disoccupazione. Affinché il trend possa essere invertito, è necessario che gli stati adottino precisi strumenti. Il Governo formato per un giorno al liceo “Capialbi” di Vibo Valentia e intervistato da studenti-giornalisti, nella specialissima edizione del Tg “Capialbi”, andato “in onda” al Sistema bibliotecario vibonese per il Festival per l’economia, ha prospettato interventi e soluzioni. “Espandere i limiti del deficit – ha detto il premier a palazzo Chigi – consentirebbe di uscire dalla situazione in cui ci troviamo oggi”. Un discorso pronunciato in conferenza stampa, dal presidente del Consiglio in pectore insieme con i propri ministri. Ruoli tutti rivestiti dagli studenti che, con spirito critico, hanno cambiato la linea dell’esecutivo in ambito economico. Alessandro De Salvo, referente nazionale della scuola economica Mmt e organizzatore dell’evento, ha ospitato nella sua iniziativa l’istituto diretto dal preside Antonello Scalamandrè. “Nel nostro istituto – ha detto il dirigente scolastico – abbiamo un indirizzo economico-sociale. Il percorso valorizza il diritto e l’economia. La speranza è che attraverso questi studi possa nascere in Calabria una classe imprenditoriale sana, dove vengono occupati i bravi, abbandonando logiche clientelari in favore della meritocrazia”.

Occupazione e formazione scolastica si legano in una trattazione comune che nel Festival vede collegate tematiche e questioni sociali, oltre che economiche. “Gli input che vengono dal Festival – ha spiegato De Salvo – non sono solo divulgativi: abbiamo degli obiettivi concreti”. E concreto è il piano proposto dal team di Scenari economici, diretto da Paolo Savona, per ripensare l’Italia, fuori dal contesto europeo. Un piano B, presentato da Maurizio Gustinicchi del blog economico e introdotto dal giornalista Tonino Fortuna, da attuare nel caso in cui sia necessario uscire dall’Euro. Il piano focalizzandosi sull’analisi del contesto, definisce come debba avvenire l’allontanamento dall’euro-zona, riconsegnando allo Stato la sua piena sovranità monetaria. Questo perché si ritiene che crisi e occupazione dipendano da assenza di liquidità. Ma uscire dal sistema-euro può fare paura, ecco perché è stata vagliata anche un’altra opzione, che va verso l’immissione di una moneta “fiduciaria”. Si tratterebbe di affiancare a quella esistente un’altra moneta, accettata dallo Stato per il pagamento delle tasse. Una doppia circolazione, in buona sostanza, sull’esempio di molti popoli antichi. Le dinamiche economiche, però, sono anche determinate dai comportamenti della società, in cui spesso si trova la chiave dell’andamento generale e dalla sua corretta lettura. Di psicologia economica e monetaria ha parlato il professore Luigi Ferrari, docente di psicologia delle condotte finanziarie dell’università “Bicocca” di Milano, il quale ha spiegato come i sentimenti e i comportamenti delle masse definiscano l’andamento dei mercati finanziari. Full immersion nel mondo delle politiche attive e dei servizi per il lavoro nel pomeriggio vibonese. Al Festival per l’Economia, al 501 Hotel, si è affrontato l’argomento con ospiti d’eccezione: Maurizio Del Conte, presidente Anpal, Associazione nazionale per le politiche attive del lavoro; Francesco Duraccio, vice presidente “Fondazione consulenti del lavoro” e Giuseppe Buscema, esperto fondazione studi “Consulenti del lavoro”. Come emerso dai lavori, l’impronta del legislatore ai tecnici è stata chiara: intervenire sulle rigidità nel mercato del lavoro, sull’astrattezza della fase di disoccupazione e sul riordino degli ammortizzatori sociali. Con il termine “Politiche attive del lavoro – ha evidenziato Duraccio– si intendono misure, progetti, incentivi che hanno come obiettivo il favorire l’entrata nel mondo del lavoro”.

Il Jobs act pone le basi per una gestione delle politiche attive pari agli altri paesi europei: “Noi abbiamo servizi per l’impiego, incentrati nella mani del pubblico, che non hanno dato grossi risultati”. Nell’ultimo ventennio, politiche fortemente assistenzialistiche avrebbero “diseducato al lavoro”. Oggi il disoccupato, che percepisce indennità, viene accompagnato in un percorso di formazione tendente alla rioccupazione (altri strumenti previsti: l’assegno di ricollocazione). Per Del Conte risulta “fondamentale il sistema informativo, che metta in comunicazione tra loro le banche dati, per avere una fotografia precisa del lato domanda e lato offerta del lavoro, a livello nazionale”. Invertire la rotta, dunque, presuppone sia la responsabilizzazione dei soggetti in stato di disoccupazione, che dovrebbero adoperarsi fattivamente per la ricerca di una nuova posizione occupazionale; sia la creazione di un sistema virtuoso di rete tra operatori pubblici e privati. Di Europa e professioni, invece, s’è parlato con Marina Calderone, presidente del Comitato unitario delle professioni; Maurizio Del Conte, docente di diritto del lavoro all’Università Bocconi e Stefania Tamburello, giornalista del Corriere della Sera. Evidenziati alcuni aspetti relativi alle professioni ordinistiche, al valore sociale loro riconosciuto e alle nuove forme di formazione obbligatoria, indispensabili per la crescita del professionista ed il suo continuo aggiornamento. Negli anni come sono cambiate le professioni? La Calderone ha evidenziato le mutazioni del mercato di lavoro: “Il mondo delle professioni ordinistiche (27 sono gli ordini in Italia) dà grandi segni di vitalità – ha dichiarato aggiungendo – I lavoratori intellettuali, usciti dal percorso studio universitario preferiscono mettersi in gioco”. E se è vero che il lavoro autonomo vero deve essere di qualità, come ha rimarcato Del Conte, “bisogna creare un sistema di regole per il lavoro autonomo diverse da quello del lavoro subordinato, perché si tratta di realtà diverse”.

Evento clou della giornata, il dibattito con l’economista Warren Mosler e il docente Unical, Damiano Silipo che ha preso le mosse da un quesito di fondo: “Piena occupazione e stabilità dei prezzi sono obiettivi raggiungibili anche in Eurozona?” “La Bce – ha esordito il docente dell’Università della Calabria Damiano Silipo – ha ricoperto bene il ruolo di prestatore di ultima istanza, salvando alcune banche dal fallimento ma non si può dire lo stesso per quanto concerne la capacità di creare crescita e occupazione, tanto che ci troviamo siamo in una situazione di deflazione”. Quindi analizzati gli effetti delle scelte della Banca centrale che, a suo giudizio, non sarebbe riuscita nemmeno a influenzare la variabile dell’inflazione attesa, non producendo, di conseguenza, effetti sull’inflazione effettiva. Lo studio di Silipo e Mosler “Maximizing Price Stability in a Monetary Economy”, è una proposta compatibile con i trattati Ue e con le attuali funzioni della Bce. Al centro, la determinazione dei salari e dei prezzi, tramite i quali la Banca centrale europea interverrebbe nell’anello precedente – quello dei salari- influenzando i prezzi. Uno strumento in più, aggiuntivo, come lo ha definito Mosler: “Il problema è la disoccupazione, se non fosse all’11 per cento questa sala sarebbe vuota. Il problema dal loro punto di vista (Ue) si risolve variando l’inflazione. Secondo loro, aumentare i tassi di interesse, farebbe rallentare l’economia e crescere la disoccupazione. Se, viceversa, i tassi diminuiscono, la disoccupazione e quindi l’inflazione aumenta”. Troppo rischioso per le aziende, secondo la visione dell’economista, assumere disoccupati. Se una persona lavora, è possibile valutare se affidabile o meno e quindi se assumerlo o meno. La riserva di disoccupati non funziona quando l’economia va bene. Perciò se l’economia va meglio, la disoccupazione non diminuisce. “La nostra proposta – ha aggiunto Mosler – prevede che la Bce finanzi un piano di lavoro (di transazione), al fine di aiutare la transazione tra disoccupazione e occupazione nel settore privato, mantenendo piena occupazione e stabilità dei prezzi”. Nuovi strumenti di politica monetaria potrebbero adottarsi dalla Banca centrale europea, per riportare l’inflazione al 2 per cento l’anno. Un appuntamento a più voci, moderato dalla giornalista Tamburello, realizzato con Alfredo D’Attorre, parlamentare; Rosario De Luca, presidente nazionale della “Fondazione studi consulenti del lavoro” e Anna Maria Grazia Variato, docente di Economia monetaria presso l’Università di Bergamo. Una riflessione sui “Mercati finanziari, bolle ed instabilità: chi decide realmente il nostro destino?”. Ha caratterizzato l’ultimo appuntamento pomeridiano con Luigi Ferrari, docente di psicologia delle condotte finanziarie all’Università Bicocca, Giovanni Zibordi, strategist Cobraf.com e Francesco Romano, dottore commercialista. In chiusura di giornata, la performance musicale del gruppo “Ars Populi”, nella sede del Sistema bibliotecario vibonese.

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