Caridi (FI): “la riforma delle banche di credito cooperativo danneggia imprese e cittadini”

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“Il Ddl n. 2298, Decreto Legge n.18 sulla riforma delle banche di credito cooperativo avrà delle ripercussioni notevoli sul panorama italiano, non solo in ambito imprenditoriale, con la Calabria sempre più lasciata allo sbando. L’interventismo, illogico, da parte dello Stato nel voler snaturare il sistema bancario, in particolar modo del credito cooperativo, si tramuta chiaramente in un menefreghismo nei confronti del clienti, cittadino o impresa che sia; verrà cancellata, brutalmente, la tipologia cooperativa del sistema bancario, riducendo i margini di concorrenza e competitività, portando avanti un’idea insensata che consentirebbe l’attività bancaria in forma di banca di credito cooperativo solo agli istituti cooperativi, facenti parte di un più grande gruppo bancario“, scrive in una nota il senatore Caridi.Chiaramente -prosegue- nella mia terra, la Calabria, sempre nei bassi fondi delle classifiche ISTAT per reddito medio dichiarato, il mondo imprenditoriale verrà fortemente minato da questa presa di posizione governativa, distruttiva per il meridione. Il nostro paese, non dimentichiamoci, ha fondato la propria storia economica sulla differenziazione radicale tra grandi banche e piccole banche, destinata adesso a scomparire, surclassata da vincoli e regolamentazioni talmente rigide che spegneranno, giocoforza, i piccoli istituti. Questa architettura dirigista del mondo bancario – aggiunge– rappresenta una perversa volontà di disciplinare dettagliatamente il sistema finanziario e dovrebbero farci riflettere i casi di Banca Etruria, Banca Marche, Cari Ferrara e Cari Chieti. Il mio intervento in aula ha voluto dichiaratamente porre l’attenzione sulla territorialità, che da sempre ha caratterizzato l’aspetto locale delle stesse BCC, facendone un tratto distintivo ormai destinato a eclissarsi; l’intermediazione finanziaria sul territorio, in Calabria soprattutto, verrà fortemente danneggiata da questa azione monopolizzante del Governo Renzi, attento, ancora una volta, non al bene di chi vive il territorio ma premuroso di logiche e manovre che interessano un target ben definito”, conclude.

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