“Sistema Reggio”, Reset e La Svolta: “inaccettabili i silenzi della politica e delle associazioni”

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“Tiberio Bentivoglio ha inaugurato il suo nuovo punto vendita sul lungomare di Reggio Calabria. Il problema di questa notizia è che non dovrebbe essere una notizia. Dovrebbe invece confondersi tra le tante news lette sullo smartphone mentre aspettiamo il bus oppure sul tablet, magari dopo aver controllato le nostre email. Invece è una notizia che fa un rumore assordante. Certo, dipende anche da chi sta ascoltando. Senza dubbio per le autorità presenti all’inaugurazione, per tutti i cittadini onesti che non hanno voluto mancare l’appuntamento, così come per gli ospiti eccellenti intervenuti, non si trattava di un rumore assordante ma di una musica degna della migliore orchestra, per di più suonata a pieno volume dentro un locale confiscato alla ‘ndrangheta. Ma per tutti i testimoni di giustizia, così come per Tiberio, arrivare ad ascoltare quella musica non è stato affatto semplice. Non è un mistero per nessuno che abbia preso la difficile decisione di combattere la criminalità organizzata. Difficile perché ci si trova ad un bivio, da soli, a decidere se abbandonarsi ed essere schiavi del racket oppure ribellarsi ed inevitabilmente stravolgere la propria vita”, scrivono in una nota Reset e La Svolta. “Difficile perché – proseguono– il solo pensiero di vivere sotto scorta, con le ovvie preoccupazioni legate all’incolumità dei propri cari, ieri come oggi, sono vive più che mai. Eppure dopo oltre 20 anni vissuti sotto scorta è ancora lì, a disposizione di tutte le persone che vorrebbero e dovrebbero prenderlo come esempio, per costruire un futuro migliore per i propri figli, oltre che per se stessi. Un po’ come il lavoro che ogni giorno portano avanti gli uomini della Direzione Distrettuale Antimafia che, con l’operazione “Sistema Reggio”, hanno portato a casa ben 19 custodie cautelari, eseguite dagli investigatori della Squadra Mobile di Reggio Calabria. La parte più difficile del contrasto alla criminalità organizzata è, senza ombra di dubbio, far sentire al sicuro tutti i propri cittadini, in particolar modo quei cittadini che decidono di ribellarsi e di denunciare i torti subiti, diventando testimoni di giustizia. Ma questo, da solo, non basta. Nel momento in cui viene portata brillantemente a termine un’operazione della portata di “Sistema Reggio” –aggiungono– diventano inaccettabili i silenzi della politica e delle associazioni. Con pochissime eccezioni, tra le quali ovviamente vanno menzionati il Sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, intervenuto non appena appresa la notizia dell’attentato incendiario nei locali di Sant’Elia e che ha più volte sottolineato come l’Amministrazione Comunale è, e resterà al fianco di tutte le vittime della criminalità organizzata. Nelle amministrazioni che nel tempo si sono succedute, abbiamo assistito ad una pioggia di parole, tristemente destinate a restare solo tali. E se le parole, da sole, sono già insufficienti, il silenzio è la prova intangibile di chi prende una decisione. Tutte le persone che si nascondono dietro il silenzio, a maggior ragione coloro che dovrebbero rappresentarci, si illudono che restando neutrali non dovranno prendere una posizione. La realtà dice che non è così. Se non condanni quello che uccide quotidianamente la tua città, ne diventi complice, in qualche modo. La solidarietà e l’affetto che la gran parte della città ha avuto nei confronti di Tiberio dovrebbe da sola farci rendere conto che nonostante sia impercettibile, qualcosa si muove, qualcosa cambia. E questo è solo l’inizio”, concludono.

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