‘Ndrangheta, processo “Aemilia”: tremano le istituzioni, un pentito spiega il patto con i politici

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‘Ndrangheta, processo “Aemilia”: a far tremare il sistema politico ci sono le dichiarazioni del primo collaboratore di Giustizia

Si è aperto oggi il dibattimento del processo “Aemilia” a Reggio Emilia: ben 147 sono gli imputati, una marea di persone le quali, secondo l’accusa, sarebbero interni ad un sistema malavitoso, che ha nell’Emilia Romagna il fulcro principale. Ma non è mancato il colpo a sorpresa: a far tremare il sistema politico ci sono le dichiarazioni del primo collaboratore di Giustizia. Giuseppe Giglio, detto ‘Pino’, imprenditore crotonese di 49 anni, da oltre un anno in carcere perché ritenuto uno dei leader dell’organizzazione, ha raccontato che “gli esponenti delle cosche hanno tentato nel 2012 un patto con la politica, nella persona del consigliere comunale di Forza Italia a Reggio Emilia, Giuseppe Pagliani”. Ci sarebbe, inoltre– prosegue- un gruppo di affiliati alla ‘ndrangheta legato al boss di Cutro Nicolino Grande Aracri”.  Ricordiamo che, tra gli imputati, vi sono molto noti: l’ex campione del Mondo Vincenzo Iaquinta e il padre, l’imprenditore Augusto Bianchini e Michele Bolognino. Il processo sarà a porte aperte e impegnerà il tribunale per mesi.

Ci sono anche coloro che hanno optato per il rito abbreviato (ad esempio Pagliani), per i quali la sentenza è attesa entro aprile a Bologna. Tra gli “abbreviati” c’è anche Giglio, per cui la Procura ha chiesto una condanna a 20 anni. La decisione di pentirsi è arrivata poco più di un mese fa e subito ha avuto accesso al programma per i collaboratori. Le sue parole possono creare un gran terremoto, in tanti già tremano.

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