Aeroporto dello Stretto nel caos, Calarco si scaglia contro la Cgil

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aeroporto dello stretto“Excusatio non petita, accusatio manifesta. La CGIL sostiene che io avrei detto che la colpa del disastro di Sogas sia sua. Evidentemente la CGIL soffre di protagonismo e gradirebbe essere fatta assurgere a tale compito, visto che è stata portatrice della tesi della società unica, cui ormai sembra si arrivi. Ma io ho sostenuto, e continuo ad esserne convinto, che detto sindacato è stato uno degli strumenti messi in campo da qualcuno più grosso che l’ha utilizzato per fare in modo che la Sogas non ottenesse la concessione trentennale e dunque andasse a morire, unitamente al ridimensionamento dello scalo reggino, e poi, questo lo aggiungo ora, ha scaricato le pedine mandate in prima linea. In realtà, però, la CGIL protagonista è stata. Dovrebbe spiegare, infatti, per quale motivo, concreto e serio, non quanto via via si è inventata, ha tenuto in ostaggio la Sogas per oltre un anno e mezzo rifiutandosi da Maggio 2014 di sottoscrivere, e fare sottoscrivere alle altre sigle, la CIGS. Solo a Dicembre 2015 si è decisa, riconoscendo pubblicamente i medesimi esuberi di personale a suo tempo individuati, e quindi la correttezza e la necessità della richiesta originaria. Questo ha comportato per la società un pesante aggravio di costi, e un nefando ritardo nella realizzazione del piano di contenimento costi concordato con Enac”, è quanto afferma in una nota Vincenzo Calarco, già Consigliere CdA Sogas SpA. “Oltretutto, oggi –prosegue– i vantaggi della CIGS sono assolutamente inferiori a quelli che sarebbe stato possibile realizzare ove fosse stata accesa nel 2014, e senza contare che probabilmente non potrà essere attivato l’utilissimo Fondo aereo che avrebbe garantito quasi il 100% dello stipendio al personale interessato. Per quello che si sente rapportare, poi, quale contropartita alla sottoscrizione, il sindacato ha ottenuto il riconoscimento, con conseguente pagamento degli arretrati, dell’illegittimo premio di produzione, che era stato congelato sin da Gennaio 2012 in attesa di definizione con eventuale specifica contrattazione di secondo livello, e delle indennità ad personam a coloro i quali non ne avevano titolo, per un totale di oltre € 1.000.000 di maggiori costi. La CGIL dovrebbe pure giustificare per quale motivo ha osteggiato l’ingresso in aeroporto di una grossa multinazionale che avrebbe rilevato ben dodici lavoratori Sogas. E per fare ciò ha anche spinto i lavoratori Sogas che avrebbero dovuto essere coinvolti nell’operazione a non accettare l’assunzione, mentre, per altro, stretti parenti dei rappresentanti sindacali facevano richiesta per esservi selezionati. Guardacaso, oggi, viceversa, questa stessa multinazionale sembra stia per diventare il partner privato della società di handling della Sacal di Lamezia.

E ancora la CGIL – aggiunge– dovrebbe spiegare paeroporto-dello-strettoer quale recondito motivo ha osteggiato, a tutto vantaggio di una società privata, l’internalizzazione del servizio security che avrebbe comportato risparmi annui per € 300.000 e avrebbe fornito l’opportunità per ottenere da Enac l’ulteriore servizio ai varchi carrai con i conseguenti riqualifica e utilizzo di una ventina di lavoratori Sogas dichiarati in esubero. Certo, tutto ciò il sindacato non l’ha fatto da solo, ma assieme ad altri. Il suo protagonismo, però, e qui ha ragione la CGIL, è stato indubbiamente maggiore perché il sindacato, quali mission e motivo stesso d’essere, dovrebbe garantire i posti di lavoro e assistere i lavoratori, non buttarli in mezzo ad una strada, come oggi sta riuscendo a realizzare con i suoi comportamenti scellerati, e di cui dovrà dare conto. In nessun altro posto d’Italia le organizzazioni sindacali, specie in un momento drammatico di crisi quale quello che stiamo attraversando, e non da ora, si sono opposte agli ammortizzatori sociali, come è stato fatto in Sogas, passando sopra le famiglie dei lavoratori per interessi assolutamente diversi da quello istituzionale. Per arrivare a tanto, la CGIL – ribadisce– è arrivata anche a promuovere una petizione popolare con raccolte di firme per le dimissioni di Porcino, cosa che non è stata viceversa neanche pensata per ribellarsi contro la ‘ndrangheta, per l’antimafia, per rimborsopoli, per l’Autostrada, per i disastri ambientali, per la Stazione Sperimentale, per niente altro. Ora, se risponde al vero quello che si legge, la Sogas a breve chiuderà i battenti, ad evitare di accumulare altri debiti, e giovedì si troverà il toccasana : Lamezia gestirà anche Reggio. Tutto è compiuto. Lamezia, così, avrà titolo per essere l’aeroporto della città metropolitana, e riceverne i finanziamenti e quant’altro. Sempre che la città metropolitana rimanga a Reggio, o solo a Reggio. Non si spiega altrimenti il silenzio generale di tutti i rappresentanti del popolo reggino. In realtà, qualcuno ha puntato il ditino verso la Regione piagnucolando che le nuove corse dei bus per Lamezia facevano la bua al nostro aeroporto. Ma probabilmente tra poco ritornerà il silenzio più comodo. Cioè, al solito : tutti allineati e coperti. Reggio non è Crotone, dove tutti, senza badare ai colori, hanno spinto per il loro aeroporto creando un battage enorme e la Regione ha messo mano (e che mano…) al portafogli, finanziando la società di gestione, benché già fallita. A Reggio, viceversa, tutti zitti e la Regione (e non solo) ancora deve coprire le perdite 2009 e 2010 e il budget 2015, oltre tutti gli altri soldi pubblici già destinati a Reggio che tiene nel cassetto, se non li ha già distratti su altri scali, come è avvenuto in un passato anche recente. Certamente, così, al di là della figura di primo piano cui ambisce la CGIL, un pezzo ciascuno, tanti, unitamente all’opera di grossi professionisti e di alcuni mass-media, anche on-line, hanno contribuito alla degenerazione della questione Aeroporto di Reggio, e all’ennesimo “scippo” ai danni di questa città. Ormai l’elenco delle ruberie ai danni di Reggio è lunghissimo, ed il suo degrado è iniziato, purtroppo, proprio dal 1970, quando l’Italia di Colombo consegnò l’intera provincia reggina nelle mani delle mafie e della ‘ndrangheta delle aree industriali, mentre regalò a Cosenza l’Università e la nuova Rende, e a Catanzaro il capoluogo e, appunto, l’aeroporto di Lamezia. Reggio, piegata dalla politica – conclude– allora non raccolse alcuna firma e si crogiolò con il cetriolo ricevuto, nell’imbonita assurda chimera delle fabbriche, in un territorio a vocazione naturale agroalimentare e turistica, lasciato libero ad ogni devastazione possibile. E oggi, dopo oltre quarant’anni, nulla è cambiato.

 

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