A Reggio l’iniziativa per il NO al Referendum sulle modifiche costituzionali

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Si è tenuta il 22 marzo presso il Consiglio provinciale di Reggio Calabria di Reggio Calabria l’iniziativa per il NO al Referendum sulle modifiche costituzionali “Una primavera per la democrazia costituzionale” del Comitato provinciale per la democrazia costituzionale. Tra gli intervenuti Giovanni Nucera “La Sinistra”, Lorenzo Fascì segretario provinciale PCdI, promotore dell’evento, il dottor Domenico Gallo, Referente del Comitato Nazionale, il professor De Luca, Unical, l’assessore Toscano di Gioia Tauro, il dottor Lucisano, magistrato. Il dottor Domenico Gallo, davanti a una sala gremita, ha esposto ai presenti i rischi e i danni della riforma Renzi-Boschi della Costituzione. Prima di tutto, qualora fosse confermata dal referendum istituzionale in autunno, si aprirebbero le porte della «dittatura della maggioranza». «La riforma di Renzi – aggiunge Gallo – è solo un atto fazioso di una minoranza prepotente che mira a dividere il popolo italiano», contraddicendo così il dettato costituzionale.  Il risultato sarà uno sconvolgimento «del delicato equilibrio esistente tra i vari poteri dello Stato. Il tutto sbilanciando il potere verso l’esecutivo». Serve una reazione popolare e, riguardo al referendum istituzionale, «avere già dato vita a oltre 200 comitati territoriali in tutto il Paese per la raccolta delle firme è la dimostrazione che in tanti hanno capito che si tratta di una riforma inutile e dannosa per l’Italia». Nei comitati territoriali, insieme alla battaglia contro la riforma della Costituzione, assistiamo ora alla raccolta anche delle firme contro l’Italicum. La legge elettorale voluta da Renzi è strettamente collegata alla riforma costituzionale, nel suo disegno neo-autoritario, perciò ci auspichiamo che presto i cittadini possano esprimersi anche sui referendum abrogativi in materia elettorale. Siamo sicuri che grazie al voto popolare referendario si bloccherà l’attacco ai valori costituzionali e democratici, che è in atto per colpa dell’Italicum e della controriforma costituzionale.

 

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