Lupi, la posizione del Parco Nazionale d’Aspromonte

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lupoIn relazione al dibattito acceso dal nuovo “Piano di conservazione e gestione del Lupo” presentato dal Ministero dell’Ambiente, il Coordinatore di Federparchi Calabria e Presidente dell’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte, Giuseppe Bombino, condivide l’articolata analisi di Giampiero Sammuri, Presidente di FEDERPARCHI NAZIONALE, evidenziando, tra l’altro, “come sia urgente e necessario fare sinergia tra le differenti Istituzioni al fine di individuare i più appropriati strumenti e le adeguate risorse per vincere la sfida della coesistenza tra lupo e attività zootecniche, al fine di conseguire l’irrinunciabile obiettivo di “salvaguardare i redditi e le produzioni di qualità dell’allevamento brado e semibrado nel nostro paese, nel rispetto della tutela di una delle principali specie simbolo della conservazione della natura nel mondo”.

Di seguito la riflessione del Presidente di Federparchi, Giampiero Sammuri:

“Il piano d’azione sul Lupo presentato dal Ministero dell’Ambiente sta facendo discutere. Si registrano prese di posizione, polemiche tra associazioni, interventi che dipingono scenari non esatti. La cosa che più cattura l’attenzione dei media è l’eventualità che i lupi possano essere abbattuti legalmente in Italia dopo quasi 50 anni. Su questo si sono concentrate, oltre a giornali e tv, le opposte “tifoserie”, quelle pro e quelle contro al lupo. Un classico. Io credo, contrariamente a ciò che emerge dal dibattito attuale, che gli abbattimenti siano un punto quasi irrilevante, nel bene e nel male, a differenza di tanti altri aspetti trattati dal piano. Qualche lupo abbattuto legalmente (che si aggiunge alle uccisioni fuori legge) non risolverà il problema dei danni agli allevamenti. A onor del vero non cambia nemmeno lo stato di conservazione della specie, ma proprio perché è un’azione poco significativa in entrambi i sensi, a mio avviso andrebbe stralciata dal piano, per indirizzare il confronto su tutto il resto, che invece ha una valenza notevole. Il piano è un documento corposo e articolato, che tocca tutte le tematiche, partendo dall’obiettivo dichiarato (sin dal titolo e da quanto scritto nel primo paragrafo) di garantire la conservazione della specie. Ciò è in linea con le normative italiane ed europee. Ma nel piano vengono anche spiegate le motivazioni che spingono a lavorare per la conservazione della specie, sviluppandone ben sei (ecologiche, economiche, estetiche, etiche, culturali e spirituali). Penso che siano motivazioni non banali, e che dovrebbero far riflettere, non solo noi che lavoriamo dei parchi e ci occupiamo di conservazione quotidianamente, ma qualunque interlocutore serio. Purtroppo invece l’attenzione e il conseguente dibattito sulle motivazioni del piano risulta inesistente. Passa pressoché inosservata anche un’altra tematica affrontata dal piano: quella della minaccia per la conservazione del lupo prodotta dalla presenza  di cani vaganti e dalla conseguente ibridazione. Ecco, a mio avviso, questo rappresenta il maggior pericolo per la conservazione della specie, almeno in alcune regioni del nostro paese. È affrontato con molta attenzione anche il rapporto tra la conservazione del lupo e l’impatto sulle attività economiche e in particolare sull’allevamento. La salvaguardia dei redditi e delle produzioni di qualità del nostro paese è in primo piano, al pari della conservazione del lupo. Una questione su cui occorre discutere insieme e trovare un punto di equilibrio. Il piano indica inoltre tutta una serie di misure per raggiungere gli obiettivi a prescindere dagli abbattimenti. Ecco perché stralciare il tema degli abbattimenti costringerebbe tutti gli interlocutori a confrontarsi sul resto, che è molto più importante per la conservazione e la gestione del lupo”.

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